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L’amore è l’unità della comunità, così come la vocazione è l’unità della persona. Tutta la storia della comunione umana è una storia d’amore e d’azzardo.
Emmanuel Mounier
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 10,7-13)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi».
Mi lascio ispirare
Che impresa grande che sembra chiederci Gesù oggi. Annunciare il regno dei cieli, guarire, liberare, addirittura accettare di ricevere porte in faccia e andare via. Eppure, in questo invio c’è un dono grande per noi, che è l’amore di Gesù, e c’è anche la responsabilità di non tenerlo per noi ma portarlo agli altri.
Gesù ci assicura il nutrimento e ci invita a partire leggeri. Cosa significa annunciare che il regno dei cieli è vicino, se non amare? Non ci chiama all’impossibile, ma ad avere cura nell’amare proprio a partire dalle relazioni che viviamo ogni giorno, nei nostri luoghi ordinari. Oggi, da studenti, da madri e padri, da fratelli, da amici, in ogni situazione quotidiana che viviamo (anche quelle più faticose), siamo invitati a questo annuncio d’amore. Anche nelle cose più piccole c’è l’occasione per guarire, sanare, riconciliare.
A volte, invece, ci sentiamo di vivere in un quotidiano monotono e questo invio di Gesù ci scivola addosso. A volte ci costa caro, perché sembra che non ci riusciamo, o non riusciamo a farci capire dagli altri. A volte ci tratteniamo per paura di non fare bene, di non saperne abbastanza o di perdere. E invece servono solo generosità, semplicità, cura. Le stesse che abbiamo ricevuto proprio da colui che ci invia. Sta a noi trovare la forma concreta per farlo. Ma non siamo mai da soli, perché il nostro cuore è in continua lavorazione nelle mani del Signore, se lo affidiamo a lui.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa provo lasciando risuonare dentro di me questo invio di Gesù?
Quali sono i luoghi in cui mi invita ad annunciare il regno, ad amare?
Qual è il mio modo speciale di amare?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
11
Giugno
2024
Le forme per amare
commento di Mt 10,7-13, a cura di Ilaria De Lillo