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E a mano a mano vedrai che nel tempo
lì sopra il suo viso lo stesso sorriso
che il vento crudele ti aveva rubato
che torna fedele, l’amore è tornato da te.
Riccardo Cocciante, A mano a mano
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 10,32-45)
In quel tempo, mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti ai discepoli ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti. Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà». Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Mi lascio ispirare
Capita di attraversare momenti in cui avvengono un sacco di cose, anche importanti, ma di cui non si conosce bene l’obiettivo. Si continua a camminare, passo dopo passo, ma verso dove? Che strada prenderanno tutti gli sforzi messi in campo? In queste situazioni spesso non siamo capaci di reggere il peso del non capire e, allora, ci troviamo uno scopo che, almeno apparentemente, soddisfi il bisogno di senso che portiamo nel cuore.
Anche la nostra preghiera, come quella di Giacomo e Giovanni, rispecchia questa posizione esistenziale: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Ecco il paradosso: nel momento in cui più possiamo aprire il nostro cuore all’ascolto con il Signore, chiediamo a Lui di piegarsi e accontentare i nostri bisogni.
Anche in questi casi Gesù ascolta, accoglie, fa spazio all’interlocutore e, con tenerezza, rivela a noi stessi la sua e la nostra stessa verità. Iniziamo a intuire che la meta è diversa da quella che ci siamo prefissati, che seguire Gesù significa rimanere aperti alla sua novità, a guardare le cose con i suoi occhi e non con i nostri. Fare spazio a un orizzonte che allarga il nostro cuore e lo rende sempre più capace di amare.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Nella preghiera in che modo sento Gesù come una guida da seguire?
Quando le cose non vanno come voglio cosa mi aiuta a vederle da un’altra prospettiva?
In quali occasioni ho sperimentato che l’amore più grande è al servizio degli altri?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
29
Maggio
2024
Verso dove?
commento di Mc 10,32-45, a cura di Anna Laura Lucchi Filippo Zalambani