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Noi ci innamoriamo non quando troviamo una persona perfetta, ma quando arriviamo a considerare perfetta una persona imperfetta
Sam Keen
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 15,1-8)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Mi lascio ispirare
Una delle immagini utilizzate nell’Antico Testamento per indicare Israele è quella della vigna; proprietà del Signore e da lui curata con amore, non sempre sembra crescere rigogliosa: Israele non rispetta il patto dell’Alleanza, cioè non ascolta la parola di Dio. Gesù riprende questa immagine e si sostituisce alla vigna: l’Alleanza è stata un mezzo fallimento, ci vuole qualcuno che sia capace di ascolto profondo della Parola di Dio e che possa offrirsi interamente: questo è Gesù.
Il nostro essere “abbassati” a tralci non è un’umiliazione, piuttosto un segno di grande realismo: abbiamo bisogno di appoggiarci a qualcuno che ci apra la via e che ci dia l’esempio.
L’unico personaggio che rimane lo stesso è l’agricoltore, il Signore, che è colui che si prende cura della vite e dei suoi tralci, se necessario eliminando le estremità secche. Quest’azione può sembrare drastica se la riferiamo a noi, ma a guardare bene si tratta di una bella notizia: il Signore è l’unico che ha l’autorità per farlo, e, se lo fa, lo fa con una parola che ha il sapore della consolazione, della vita e della speranza. Ci sono molte altre parole nella nostra vita che pretendono di cambiarci, di migliorarci, ma ci portano a curvarci verso noi stessi, verso la nostra immagine, verso quello che gli altri pensano di noi, verso ciò che ci richiede socialmente una determinata cultura o il nostro lavoro… hanno certamente un sapore diverso.
Solo stando con Gesù e sentendoci Figli possiamo cambiare qualcosa.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Che tipo di legno sei tu? Quali caratteristiche, quali qualità senti di avere?
Che parole, che immagini, che pensieri nella tua vita ti spingono a considerarti fallito, indegno, non all’altezza…
E quali invece ti spingono in alto, verso la luce?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
1
Maggio
2024
Lasciarsi potare
commento di Gv 15,1-8, a cura di Federico Parise SJ