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LʼEucarestia è la mia autostrada per il cielo.
Carlo Acutis
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 6,52-59)
In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.
Mi lascio ispirare
Gesù non si sottrae dalla discussione dei Giudei sulla forza dellʼespressione sulla sua carne da mangiare. È unʼespressione che indubbiamente scuote e provoca, tanto secondo il senso comune quanto secondo il senso religioso. Gesù invece insiste e lega con lʼespressione al mistero del suo essere figlio, del suo essere mandato dal Padre e alla Pasqua che lo attende.
Nella nostra vita non è così difficile assistere a persone che si lasciano mangiare dagli altri: si può pensare a una mamma con un bimbo piccolo, a un infermiere in un turno caotico, a una maestra con 25 bambini, a un impiegato allo sportello nellʼora di punta oppure a un cantante sul palco del suo concerto…
Ci sono anche casi in cui lasciarsi mangiare è farsi divorare da qualcosa che ci toglie vita: da una dipendenza, da unʼidolatria, da qualcuno che ci manipola…
Nel darsi da mangiare di Gesù si distinguono però due caratteristiche che lo rendono speciale: prima di tutto in lui cʼè una scelta di offrirsi, è un donarsi deliberato e non estorto. E questo perché la fonte di quellʼofferta non è lui stesso solo, non sono i bisogni degli altri, ma lʼamore del Padre.
Il suo offrirsi, il suo darsi da mangiare per gli altri è una porta verso il Padre, un modo per fare entrare chi lo vuole al banchetto della comunione con Dio, che è la vita eterna. E così il suo farsi mangiare può cambiare ogni giorno la nostra vita nel ritrovare lʼorigine da cui tutto viene e nel poterla leggere come una continua offerta per gli altri, per farci anche noi porta per il banchetto della comunione tra noi e con Dio.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando il farsi mangiare di Gesù è stato per me scandalo, motivo di inquietudine o abitudine?
Che alimento è per me la sua vita?
In quali luoghi della mia vita mi sento chiamato a farmi cibo per gli altri?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
19
Aprile
2024
Darsi da mangiare
commento di Gv 6,52-59, a cura di Leonardo Angius SJ