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Chi non ha veduto accendersi in un occhio limpido il fulgore della prima tenerezza non sa la più alta delle felicità umane. Dopo, nessun altro attimo di gioia eguaglierà quell'attimo.
Gabriele D’Annunzio
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 1,40-45)
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; vaʼ, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
Mi lascio ispirare
Fermo immagine su Gesù come dietro una telecamera, zoommo su di lui e scatto una foto, lo osservo e inizio a dipingere: ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse. Ecco quelle che potremmo definire “le quattro tappe dell’amare”: lasciarci toccare il cuore da chi abbiamo davanti, porgergli la nostra mano, avvicinarci a lui con tenerezza e rivolgergli una parola di speranza. Con la potenza della semplicità, nel suo essere uomo, Gesù ci rivela il mistero divino dell’amore. Basta così poco, eppure avendo gli occhi bene aperti sulla realtà che ci circonda, possiamo lasciarci commuovere, farci vicini, provare ad aprire le serrature dei cuori delusi o spezzati, portare luce dove c’è buio. Basta una parola per guarire. Basta stare accanto con empatia per trasmettere vicinanza. Basta…
Eppure, perché facciamo così fatica a guardare gli altri con gli occhi del cuore? Perché è difficile uscire dalla nostra stanza, per entrare nella stanza degli altri e offrire semplicemente una mano, un orecchio, una spalla amica? Il mondo ha bisogno di tenerezza. Siamo oggi più che mai cercatori di misericordia, tra scadenze che si accavallano, impegni che ci superano, corse contro il tempo che non è mai abbastanza. Il mondo ha bisogno di una mano tesa, di accorciare le distanze tra di noi, di volere guarire. Gesù, insegnaci tu come fare, perché possiamo essere testimoni di un amore misterioso che ci è donato, e che vuole essere messo in circolo.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando ho sentito qualcuno avvicinarsi, toccarmi, guarirmi?
In che modo sono testimone di quell’incontro con gli altri?
In quale luogo della mia vita, dei miei impegni, sento che c’è bisogno della tenerezza di Gesù?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
11
Febbraio
2024
Umanità che guarisce
commento di Mc 1,40-45, a cura di Suore Ausiliatrici