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Ciò che diciamo principio
spesso è la fine, e finire
è cominciare.
Thomas Stearns Eliot
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 2,22-40)
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
Mi lascio ispirare
Quest’anno se ne va con una domenica, cioè, secondo la lettura cristiana del tempo, il primo giorno della settimana; l’ultimo corrisponde al primo, un nuovo inizio, e anche la liturgia ci racconta un inizio, l’accoglienza nella comunità d’Israele di un nuovo piccolo che inizia la sua vita. Ma la cosa sorprendente è che questo inizio non è solo qualcosa di nuovo che si affaccia al mondo, ma anche – proprio in questo legame con la fine – la possibilità di una rilettura del passato che, visto da qui, da questo inizio, prende tutto un altro senso! O meglio, prende il suo senso!
Simeone ce lo testimonia con la sua stessa vita. Questo vecchio, che ha aspettato tanto, forse si chiedeva che senso aveva avuto aspettare così a lungo… e se poi non avesse realizzato il suo desiderio di vedere il Cristo? Se la voce interiore dello Spirito fosse stato un abbaglio?
Il tempo passa, caro Simeone, e il Cristo non si vede, che si fa?! Quando sei nel mezzo non puoi capire, forse il senso della storia non lo vedi, oppure lo identifichi in qualcosa che, poi, si rivela precario, incapace di sostenere il peso del senso. Ma poi, a un certo punto, ecco questo nuovo inizio: un neo-nato, colui che ha davanti a sé la vita, il futuro. Ebbene: proprio costui diventa per Simeone il criterio di rilettura di tutta la sua vita, la scoperta del senso di ciò che è stato e che prima non si vedeva. L’esperienza presente cambia il passato, lo trasforma, lo rende denso di significato e permette di comprendere il senso vissuto, ma non ancora capito.
Cosa canta Simeone? È molto bello! Canta la pienezza della sua vita, tutto ha preso il suo significato, tutta la fatica e i dubbi dell’attesa avevano un senso, perché oggi ho visto la luce, ho visto la gloria, ho visto, alla fine, la novità di Dio in un piccolo neo-nato! E questa novità illumina retrospettivamente tutta la mia vita, tutta la storia precedente.
Alla luce della novità di Gesù Cristo rileggi oggi la tua vita passata e lasciala illuminare dal suo nuovo senso.
Buon anno!
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale novità stai aspettando?
Cosa ti aiuta ad avere fiducia?
Come ti fa sentire pensare all’anno passato, alla luce di un nuovo inizio?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
31
Dicembre
2023
Dalla fine si capisce l’inizio
commento di Lc 2,22-40, a cura di Stefano Titta SJ