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Noi annunciamo la risurrezione di Cristo quando la sua luce rischiara i momenti bui della nostra esistenza e possiamo condividerla con gli altri; quando sappiamo sorridere con chi sorride e piangere con chi piange; quando camminiamo accanto a chi è triste e rischia di perdere la speranza.
Papa Francesco
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 20,27-40)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.
Mi lascio ispirare
Contempliamo Gesù mentre incontra un gruppo di sadducei, che non credono alla resurrezione dei morti: essi gli pongono alcune questioni solamente per metterlo alla prova. Il Signore non si tira indietro da questo e sfrutta l’occasione per consegnare al suo uditorio una stupenda immagine di Dio.
Il Dio di cui Gesù stesso fa esperienza non è il Dio dei morti, ma il Dio dei vivi, il Dio che desidera la vita per i suoi stessi figli, tanto da chiamarli «figli della resurrezione». Questo desiderio di Dio è rivolto a ciascuno di noi, lo possiamo sentire: “Per te figlia mia amata, per te figlio mio amato desidero la Vita”.
Ognuno di noi, oggi in particolare, può sentirsi chiamato a scoprire in che modo questo desiderio di Dio possa concretizzarsi nella sua quotidianità.
Il Signore ci conceda di vivere in pienezza il nostro essere figli della resurrezione, affinché possiamo inondare attorno a noi la vita, quella vera, che Dio stesso ci dona ogni giorno.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale immagine di Dio custodisco in me, il Dio dei morti o il Dio dei vivi?
Cosa significa per me essere chiamata/o a vivere come figlia/o della resurrezione, figlia/o del Dio dei vivi?
Che sentimenti mi abitano quando vivo nella logica della vita, della resurrezione? Quali, invece, quando vivo in quella della morte?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
25
Novembre
2023
Figli della resurrezione
commento di Lc 20,27-40, a cura di Sara Zaccarini