Ph. icona dellʼamicizia -
Dio opera maggiormente in un cuore umile, perché è là che trova la maggiore possibilità di operare, trovandovi la maggiore somiglianza con se stesso.
Meister Eckhart
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 23, 1-12)
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
Mi lascio ispirare
Oggi viene posto al centro l’esercizio dell’autorità. A chi appartiene la cattedra? Per Gesù il punto di riferimento è Mosè, un profeta, uno che da un punto di vista pratico non si è tirato indietro di fronte alla sfida di una liberazione che presupponeva un cambiamento di vita radicale per il popolo d’Israele. Mosè è in cattedra perché ha camminato nel deserto con questo popolo, senza mai appropriarsene, senza strumentalizzarlo per soddisfare i propri interessi.
Ebbene: su questa cattedra, allora come adesso, si sono seduti scribi e farisei, che dicono cose giuste, è Gesù stesso a riconoscerlo, ma non hanno alcuna intenzione di camminare con il popolo. Manca un cuore aperto e fiducioso nello Spirito, pronto a essere condotto in posti scomodi per fare la propria piccola parte e donare un poʼ di sollievo a chi è nell’angoscia e nel dolore.
Gesù si rivolge alla folla prima che ai discepoli. Questo dettaglio ci ricorda che non è solo rivestendo ruoli ufficiali nella Chiesa che si incappa nella tentazione di assumere atteggiamenti farisaici. Tutte le volte che pensiamo di parlare a nome di Dio, di dominare il Vangelo e quindi di poterlo gloriosamente annunciare, esaltando e allo stesso tempo illudendo noi stessi, in realtà diventiamo falsi maestri che gettano pesi sulle spalle del prossimo. A essere premiata sarà invece l’umiltà di chi si lascia mettere sempre in discussione da quella Parola. E Dio solo sa come…
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa mi aiuta ad accogliere il disegno sconvolgente che Dio ha pensato per me?
Da cosa è ispirato Il mio impegno nella Chiesa?
In quale luogo della mia vita mi sento pronto ad abbracciare il rifiuto e l’abbandono che accompagnano la missione di Gesù?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
5
Novembre
2023
Lʼumiltà del mettersi in discussione
commento di Lc 23, 1-12, a cura di Fabrizio Barbieri