Ph. by José Manuel de Laá on Pixabay -
«E hai ottenuto da questa vita quello che volevi nonostante tutto?»
«Sì!»
«E cos’è che volevi?»
«Potermi dire amato.»
Raymond Carver
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 11,1-4)
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione».
Mi lascio ispirare
Perché pregare? Cos’è effettivamente quello che facciamo quando preghiamo? I discepoli sono attratti da Gesù quando lo vedono allontanarsi e mettersi in disparte, cercare un luogo silenzioso per poter alzare gli occhi al cielo. Allo stesso tempo non lo capiscono: il cuore li attrae ma la loro testa chiede spiegazioni. Quando prega, Gesù cerca uno spazio vitale di solitudine e silenzio ma allo stesso tempo di relazione e di dialogo. E così anche per ognuno di noi diventa il tempo del rifugio, della verità, della pienezza di vita, dell’amore.
Sembra paradossale, ma la preghiera è proprio il momento in cui il nostro io più vero può venire alla luce e conoscersi per quello che è grazie alla relazione con un tu, in uno scambio di amore. Quando preghiamo è come se ci spogliassimo di tutto per cercare noi stessi, indagando davanti a qualcun altro la nostra realtà. Dal silenzio al dialogo tra noi e il Signore, scopriamo pian piano che siamo figli, davanti al Padre, e che questa relazione è fondativa di tutta la nostra vita; è il perché siamo, perché viviamo, perché andiamo… e verso dove.
Nella risposta che Gesù offre ai discepoli, non c’è solo un insegnamento di “metodo” (pregare è fare così e così), c’è il perno del nostro essere al mondo. Pregare è dire a voce alta e senza veli “Padre” e lì gustare tutta la bellezza dell’essere amati. Solo quando ci riconosciamo figli, creati e amati da principio e nella totale gratuità, possiamo trovare la vita vera. Gesù è figlio, e nello Spirito Santo gode di questa pienezza. Che bello poter urlare anche noi: “Padre!”. Abitare in relazione e nutrirla giorno dopo giorno è un cammino senza fine, un cammino di gioia.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando preghi, come parli a Dio?
Quando ti capita nel quotidiano di sentirti spogliato di senso, e poi ricentrarti?
Pensa di essere figlio e mettiti in relazione al Padre: cosa senti?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
11
Ottobre
2023
Gioia di essere figli
commento di Lc 11,1-4, a cura di Ilaria De Lillo