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Trovo che dopo ogni scontro resta qualcosa di bello, a ben guardare si vede sempre più felicità e si torna ad essere equilibrati.
Anna M. Frank
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 21,33-43)
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto per mio figlio!. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Mi lascio ispirare
Il Signore è sempre Dio dei paradossi! Ci sono parti di noi che non riconoscono il sacro, non provano gratitudine, rispetto, meraviglia per quello che ci è stato dato. Diamo per scontato, dimentichiamo che tutto quello che possiamo, ci è stato concesso sulla fiducia: il potere inteso come responsabilità.
Cacciamo fuori, allontaniamo quelle parti di noi che ci ricordano che ci sono dei frutti, che c’è un’eredità, un’amministrazione, una corresponsione ineluttabile.
Con violenza evitiamo e scavalchiamo quello che non ci conviene.
Il bello è che il giudizio di condanna viene proprio da queste parti di noi, una paradossale autocondanna secondo la logica dell’“avanti il prossimo”, del “doverla pagare”.
Lo sguardo di Dio è sempre più capace di profondità, crea nuove realtà raggiungendo gli abissi della nostra anima e della nostra vita, è luce che illumina nuove prospettive: inverte la rotta, converte il passo, quello che era stato messo fuori per essere eliminato diventa il fondamento di una storia nuova.
Siamo invitati a badare non a quanto noi abbiamo raccolto e a chi renderlo, ma a cosa la terra della nostra vita ci offre, come e con chi condividerlo.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali parti di me sfruttano la mia vita rischiando di sprecarla?
Quando mi autocondanno?
Quali frutti ci sono nel mio presente e come posso condividerli?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
8
Ottobre
2023
Conversione di marcia
commento di Mt 21,33-43, a cura di Mounira Abdelhamid Serra