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Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, gente che sa fare il pane, che ama gli alberi e riconosce il vento.
Franco Arminio, Cedi la strada agli alberi
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 10,1-12)
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
Mi lascio ispirare
Come prima cosa, il Signore ci mostra una grande messe da mietere. Non è affatto vero che il mondo è stufo del Vangelo, anzi; ne ha una sete estrema, proprio perché non lo trova annunciato tanto di frequente. Quindi, alla faccia di tanti preti di poca fede che trovano tante scuse intelligenti per parlare d’altro, partiamo dal fatto che moltissimi aspettano il Vangelo, e solo quello: il problema è che non lo si trova spesso, nemmeno nella bocca di tanti uomini o donne di Chiesa.
Non si tratta di fare qualcosa: Gesù ci invita a pregare. Il che già sembra una contraddizione. Pregare perché? Perché il Signore della messe «mandi operai»; il verbo greco non dice però “mandare”, ma, più esattamente, “tiri fuori” da voi dei veri operai per la sua messe. Dice operai, non sacerdoti o suore: certo, si spera che questi lo siano, ma non dobbiamo restringere la portata di questa pagina alle sole vocazioni sacerdotali e religiose, per quanto di esse ci sia un bisogno estremo.
In generale: quanto ascoltiamo questa pagina, dice Gesù, preghiamo Dio perché tiri fuori da noi dei veri operai. Cioè: siamo noi stessi gli operai. Senza dimenticare che può benissimo darsi che il Signore chiami proprio noi a essere sacerdoti o religiosi o religiose perché quello è il modo di essere operai che lui ci affida.
Lo stile da seguire è la gratuità, senza borsa né sacca: il regno di Dio è nella gratuità delle relazioni, non nell’interesse personale. Ancora, l’urgenza: non fermarti a perdere tempo, c’è qualcosa che è più importante di tutto. Il contenuto è poi l’annuncio esplicito della fedeltà di Dio data a ognuno nella parola e nella persona di Gesù, nel suo Vangelo e nei sacramenti: “il regno di Dio è vicino”, non lontano o inarrivabile o troppo alto per te, al di là delle tue forze.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale luogo della tua vita ti senti chiamato a essere operaio?
Che cosa senti di dover annunciare?
Qual è la tua urgenza oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
5
Ottobre
2023
L’operaio che è in me
commento di Lc 10,1-12, a cura di Ottavio De Bertolis SJ