- Caravaggio, Vocazione di san Matteo, 1600 (dettaglio)
L’Amore benedico
che d’ognuno di noi alla catena
fa carne che risplende.
Mariangela Gualtieri, Fuoco centrale e altre poesie per il teatro
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 9,9-13)
In quel tempo, mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Mi lascio ispirare
Di sfuggita ma senza sfuggire, cercando
ardentemente il suo sguardo: ti vedo, e
conosco il tuo cuore. Una parola, quella che
inizia, la sola che crea: seguimi. Vieni dietro a me,
sei fatto per l’immenso, tu: vieni. Basta
una parola, cambia tutto: alzarsi e
abbandonarsi.
Ricominciare a vivere sulla scorta
– abbondante scorta – di un incontro
seriamente efficace: commensali. Un banco
diverso da quello delle imposte, e pure
un banco non così lontano: fragilità
umanissima del computare, benedetta schiavitù
dell’analisi interessata, del paragone.
Ed è la scoperta illuminante
che i miei criteri
non sono quelli del Signore. Continuo
ad annunciare che la salvezza è per alcuni,
forse per un mucchietto, un gruzzolo
di eletti che posso quantificare, come monete
da riscuotere: mi sbaglio. Felicemente.
È venuto per me, per ognuno degli altri
me che continua a esigere solo
per paura di perdere.
«Misericordia io voglio», solo
per la vita.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Di quale banco delle imposte sono prigioniero, oggi?
Come vivo la fragilità del giudicare? Cosa la innesca, cosa la libera?
In quale ambito della mia vita, o attraverso quali incontri, riconosco il dono della misericordia desiderata dal Signore per me?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
21
Settembre
2023
Amore che tiene banco
commento di Mt 9,9-13, a cura di Melania Condò