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È normale che esista la paura, in ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti.
Paolo Borsellino
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 4,38-44)
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva. Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo.
Mi lascio ispirare
Ci sono gesti che separano e dividono, che feriscono e umiliano; poi ci sono azioni che guariscono, che sanano, confortano e restituiscono dignità. Gesù fin dall’inizio del suo ministero insegna la grammatica della prossimità e della vicinanza, del rispetto delle debolezze e delle fragilità altrui. Sono atti discreti, segni minimi che orientano a nuova vita.
Gesù si china sulla suocera di Simone e impone le mani sui malati che vengono portati a lui. Sono atti fisici che rivelano ciò che sta nel suo cuore e all’origine delle sue intenzioni. Così può essere anche per noi, che abbiamo ricevuto gesti di cura e tenerezza nell’arco della nostra vita e che a nostra volta possiamo esprimere, senza dover temere di sembrare deboli.
In un mondo frantumato, Gesù è l’ambasciatore di nuove modalità di intendere la forza e il coraggio. C’è, nel concreto della nostra vita quotidiana segnata da impegni, calendari fitti e orari a volte sfibranti lo spazio per questo tipo di forza, per questo genere di coraggio?
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali sono i gesti di tenerezza e prossimità che hai ricevuto nell’arco della tua vita di cui hai un ricordo grato?
Nella tua vita, che volto ha il “coraggio della vicinanza” di cui sei stato testimone?
In questo momento della tua vita, per quale situazione chiederesti al Signore forza rinnovata per “essere vicino a”?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
6
Settembre
2023
Grammatica della prossimità
commento di Lc 4,38-44, a cura di Diego Mattei SJ