Ph. Matteo Suffritti SJ -
Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori: essi hanno le loro uscite e le loro entrate; e una stessa persona, nella sua vita, rappresenta diverse parti.
William Shakespeare
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 23,27-32)
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».
Mi lascio ispirare
Come se la vita fosse un teatro, si può dedicare non poco tempo ed energie intorno al trucco e parrucco. Sforzi per apparire belli negandoci di vedere le crepe delle nostre storie, le ferite del nostro cuore. Come se queste non ci fossero e non chiedessero un aiuto vero. Come se il marciume che può averci inzaccherato si potesse risolvere con una bella spennellata profumata d’incenso o di carità.
E poi ci sono i revisionismi facili, quelle riletture in cui solo esteriormente, solo a parole, solo per un momento, ci scandalizziamo sdegnati delle strutture di male e di ingiustizia del mondo fuori di noi, senza andare fino in fondo nella comprensione delle nostre complicità. Anche vedendo che qualcosa non torna, non ci vogliamo rendere conto delle connessioni mortifere nelle quali siamo cresciuti, credendo che non si possa che vivere così.
Gesù avverte del pericolo di queste dinamiche e ci invita ad una consapevolezza rinnovata. Forse è possibile inaugurare una nuova maniera di vivere che non ha paura di riconoscere i problemi e le ferite, non nascondendo ma chiamando le cose per nome. E scegliere coraggiosamente di iniziare un cammino. Forse è possibile uscire dai copioni che hanno recitato quelli che ci hanno preceduto e iniziare a cantare una figliolanza nuova, una fraternità nuova.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Con quali vernici, con quali scenografie nascondo il fondo del mio cuore a me stesso e agli altri? In che modo mi impedisco di prendere contatto con ferite che ho subito o provocato?
Nel teatro della vita, che parte sto recitando ultimamente? In che ruolo mi sto calando così tanto da confondermici dentro?
Quali sono le situazioni che mi danno più fastidio, mi scandalizzano, mi provocano di più? Cosa dicono di me queste emozioni? Come le vivo con me stesso, con gli altri, con il Signore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
30
Agosto
2023
Oltre la scena
commento di Mt 23,27-32, a cura di Matteo Suffritti SJ