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Da noi la gente non è più aiutata dall’ambiente; se la fede viene dal cuore riesce a tenere, ma se invece viene dall’abitudine non può resistere. Se i giovani non hanno una convinzione personale, acquisita mediante la preghiera personale, diventano schiavi della mentalità contemporanea.
Carlo Maria Martini, Come Gesù gestiva il suo tempo
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 17,14-20)
In quel tempo, si avvicinò a Gesù un uomo che gli si gettò in ginocchio e disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio! È epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e sovente nell’acqua. L’ho portato dai tuoi discepoli, ma non sono riusciti a guarirlo». E Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo qui da me». Gesù lo minacciò e il demonio uscì da lui, e da quel momento il ragazzo fu guarito. Allora i discepoli si avvicinarono a Gesù, in disparte, e gli chiesero: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli rispose loro: «Per la vostra poca fede. In verità io vi dico: se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: “Spòstati da qui a là”, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile».
Mi lascio ispirare
Oggi siamo richiamati a una questione di atteggiamento.
Gesù dice ai discepoli che il loro insuccesso con il demonio è dovuto a una mancanza di fede. Anche i nostri bersagli mancati, talvolta, possono leggersi in modo analogo.
Gesù sembra volerci dire che la fede è una caratteristica fondamentale del nostro atteggiamento di vita. Siamo abituati a portare il cappello nero, abituati a un pensiero scettico o perfino negativo, un pensiero che mette sovente l’accento sulle mancanze.
Quando pure non ci troviamo naturalmente a mettere l’accento su ciò che non va, ci ritroviamo circondati da altri che lo fanno, influenzandoci inconsapevolmente.
Questo tipo di pensiero non ci permette di slanciarci con vitalità nelle sfide che ci troviamo davanti.
Uscire da questa forma di pensiero è un processo non spontaneo. Richiede un lavoro nostro, ma che va incontro alla grazia di Dio.
Il padre dell’epilettico non si è arreso al primo discepolo che non è riuscito. Dentro di sé tanto era il desiderio della guarigione del figlio, che non si è fermato al primo “no”. È andato fino in fondo, ha faticato per arrivare fino a Gesù.
Allo stesso modo, anche noi possiamo entrare in contatto con la sorgente di questo desiderio di vita, possiamo incamminarci su questo sentiero che ci conduce fuori dal negativismo, per entrare in una dimensione in cui la vita poggia sulla fede.
Buon cammino!
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In che occasione hai sentito la realtà come una sfida troppo difficile da affrontare?
Quando ti sei sorpreso a vivere una situazione che non credevi potesse verificarsi?
Cosa ti ha spinto verso i traguardi che hai raggiunto?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
12
Agosto
2023
Attitudine alla Vita
commento di Mt 17,14-20, a cura di Ettore Di Micco