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To be or not to be, that is the question.
Essere o non ossere, questo è il dilemma.
William Shakespeare, Amleto
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 12,38-42)
In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno». Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Nel giorno del giudizio, quelli di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!».
Mi lascio ispirare
Quante volte ci viene chiesto dal mondo circostante di lasciare un segno evidente e visibile a tutti?
A lavoro, nello studio ci viene chiesto di dobbiamo dare il nostro massimo per eccellere e conquistare l’etichetta di miglior studente, miglior dipendente del mese, con straordinari che tolgono tempo al benessere mentale e agli affetti, rendendo la nostra vita un affanno continuo, una corsa a ostacoli con annesso un pesante zaino sulle spalle stracolmo di aspettative e di obiettivi da raggiungere.
Talvolta ci viene richiesto di dimostrare il massimo anche nelle relazioni, con la pretesa di gesti eclatanti – da condividere magari poi con un storia o un post sui social, giusto per far parte di una società dell’apparenza in cui è davvero difficile capire dove inizi il volto e finisca la maschera.
E alla fine di tutta questa giostra che fare? Come dare importanza al presente e non a segni che si disgregano in 24 ore, labili come stories sui social? Riappropriandoci delle nostre vite reali, comprendendo come sia più importante essere che apparire.
Il Cristo ci invita a farlo. Perché è nella quotidianità che vien fuori l’essenza di una persona, nella quotidianità che si capisce quanto sia disposta a farsi Altro, a mettersi in gioco perché in ballo c’è la pienezza di quel tempo di vita che possiamo rendere privo di rimpianti e pieno invece di tanti attimi vissuti a fondo.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quanta importanza dai ai segni?
Quando ti è capitato di pretendere che l’affetto ti venisse dimostrato attraverso gesti materiali?
In quale luogo della tua vita stai vivendo nella tua essenza? Dove, invece, nella tua apparenza?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
24
Luglio
2023
Essere o apparire?
commento di Mt 12,38-42, a cura di Ester Antonia Cozzolino