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Non mi aspetto nulla. Non temo nulla. Sono libero.
Níkos Kazantzákis
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 9,18-26)
In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli. Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata. Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.
Mi lascio ispirare
Quello che mi affascina di questa scena è ciò che non viene raccontato. Che informazioni erano arrivate al capo della sinagoga? Chi aveva parlato all’emorroissa di Gesù? Cosa avevano visto o sentito di lui? Cosa li aveva portati ad avere una fiducia così cieca e assurda?
La malata le aveva provate tutte. Posso solo immaginare cosa vogliano dire dodici anni di spossatezza, frustrazione, solitudine (una donna con una malattia nel genere era considerata impura secondo la Legge)… A questo punto avrebbe avuto tutto il diritto di rassegnarsi, trovarsi il suo angolino e abituarsi al suo dolore, imparare a conviverci, resistere o lamentarsi come fanno tutti. Continuare a sperare è faticoso e rischioso, perché espone a nuove delusioni. Lo stesso vale per il capo della sinagoga a cui era morta la figlia.
La notizia di Gesù ha svegliato in entrambi una speranza che li superava, che andava contro ogni logica, al di là di tutte le loro possibilità. Entrambi lo hanno cercato, lo hanno raggiunto e sono stati esauditi. Tutta la loro storia spirituale -storia di delusioni, ricerca, scoperta, rischio-, noi non la conosciamo. In queste poche righe vediamo solo il lieto fine: forse davanti questo Gesù “con la bacchetta magica” dentro di noi può nascere una certa antipatia e una certa ribellione. Quante situazioni di dolore sono rimaste senza speranza! Quante persone lo cercavano e non lo hanno trovato, chiedevano il suo intervento e non lo hanno visto arrivare!
Ci sono tanti modi per trovare soluzioni ragionevoli a questi paradossi, in un senso (Dio non esiste, o se esiste non ha alcuna possibilità di aiutarci) o in un altro (Dio permette i nostri dolori per formarci, a volte fa silenzio e ignora le nostre preghiere per farci crescere, ecc.). A noi forse è richiesto di tenere la posizione più scomoda, quella dello scandalo di chi non ha risposte facili da dare, di chi accetta la paura di restare nel paradosso, guardare le cose dalla prospettiva della croce senza perdere la fiducia nella Resurrezione. E continuare a chiedere salvezza alla misura di Dio, senza ridurre la nostra speranza e la nostra preghiera a quello che ragionevolmente potremmo procurarci da soli. Altrimenti si rischia di trasformare il cristianesimo in una sorta di allenamento per la crescita personale, di dimenticare che la nostra è innanzitutto una fede in un Dio che salva; misteriosamente, inaspettatamente, smisuratamente.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come ho scoperto che Dio salva?
A quali compromessi mi sono abituato, per quali mali ho smesso di pregare?
Quale salvezza chiedo oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
10
Luglio
2023
Rischiare la speranza
commento di Mt 9,18-26, a cura di Harambet