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Lei è incrollabile come gli alberi, perché lei non crede, mentre io sono volubile come la tempesta perché credo.
Gilbert K. Chesterton, Uomovivo
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 8, 5-17)
In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guarito. Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva. Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: “Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie”.
Mi lascio ispirare
«Di’ soltanto una parola e io sarò guarito»: queste parole, che pronunciamo durante ogni eucaristia, hanno qui la loro origine. È interessante che siano messe in bocca a un centurione, un soldato romano (Cafarnao era effettivamente sede di una guarnigione romana); proprio a lui, non certamente uno che svolge un lavoro che definiremmo “etico” – né un ebreo osservante. Eppure proprio lui riconosce in Gesù e nella sua Parola un’autorità a cui tutto obbedisce, perfino il male.
Non sarà che nel nostro considerarci credenti, nel nostro vederci dalla parte dei buoni abbiamo perso questa capacità di credere, di stupirci di fronte a quello che Gesù può fare per noi? Forse il nostro fare, anche a fin di bene, rischia di mettere in secondo piano un amore che non può e non deve essere meritato, perché semplicemente è gratuito.
Un amore che non ha paura di contaminarsi con le nostre miserie, le illusioni che ci portano fuori strada e le disillusioni che ci chiudono al bello, le dolorose insufficienze che ci fanno dubitare di tutto.
Riconoscerci dalla parte dei malati non è un vanto, ma è certamente molto liberante!
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In questo momento della vita in quale dei personaggi ti riconosci?
Cosa senti di fronte all’autorità di Gesù?
A cosa associ il sentirti liberato?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
1
Luglio
2023
Una Parola con potere
commento di Mt 8, 5-17, a cura di Federico Parise SJ