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La società di consumo ci illude, ci fa credere che ciò che abbiamo non sia mai abbastanza, che dobbiamo sempre avere di più per essere felici.
Eckhart Tolle
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 5,1-12a)
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi».
Mi lascio ispirare
Quello che ci racconta Gesù oggi è un sogno.
Siamo così abituati alla vita che facciamo, da non essere consapevoli del fatto che diamo per scontato che la felicità sia qualcosa da conquistare con il successo individuale, con la libertà di poter essere qualunque cosa vogliamo senza condizione di alcun tipo, con la possibilità di avere qualunque cosa desideriamo.
Fare, avere, ottenere…
Eppure è estremamente raro trovare persone che si dicano felici… anche tra quelle che hanno in abbondanza.
Lo sappiamo, ma in qualche modo è come se la cosa non ci tocchi. So razionalmente che non è quella cosa lì a rendermi felice, ma io devo averla, è più forte di me. E non voglio pensarci più di tanto, perché mi appesantisce.
Il vangelo di oggi è lʼoccasione per pensarci. È difficile, siamo giudici crudeli con noi stessi e la prima tentazione sarà quella di condannarci per ogni nostra imperfezione.
Ma Gesù qui non giudica, indica la strada.
Sappiamo che la beatitudine sorge dai semi che abbiamo dentro. I semi della povertà di spirito, della misericordia, della fame di giustizia…
La direzione è quella, non cʼè da stare qui a scandalizzarci per tutte le nostre mancanze. Quando arriva il pensiero giudicante, possiamo semplicemente rivolgere la nostra attenzione alla luce della Parola.
La vera differenza non la fa il guardare le erbacce, ma il nutrire costantemente quei semi che abbiamo dentro. I semi germoglieranno naturalmente, levando spazio anche alle erbacce.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali sono le mancanze sulle quali ti soffermi più di frequente o da più tempo?
Quali sono le indicazioni più luminose che hai ricevuto sul tuo cammino?
Quali sono le differenze che noti nel pensare alle une e alle altre?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
12
Giugno
2023
Coltivare i semi buoni
commento di Mt 5,1-12a, a cura di Ettore Di Micco