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Quando posi la tua testa su di me,
il dolore tace.
Tiziano Ferro, Incanto
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 21,20-25)
In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?». Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.
Mi lascio ispirare
Siamo alla fine del vangelo di Giovanni; Pietro, sulla riva del lago di Tiberiade, ha espresso ad alta voce e ripetutamente il suo amore per Gesù, eppure le paure e le incomprensioni non sono svanite. Gli basta voltarsi e notare che non è il solo a camminare dietro Gesù, basta la curiosità sul destino degli altri per perdere di vista il proprio percorso. Pietro deve addirittura fare i conti con Giovanni, il «discepolo che Gesù amava». Come si può concorrere con uno che usava poggiarsi sul petto di Gesù? Ai nostri occhi i fratelli e gli amici che ci circondano ci sembrano sempre più vicini tra loro, più performanti, più veloci a capire e raggiungere la meta…
Il punto è che non è detto che «il discepolo che Gesù amava» fosse proprio Giovanni. Nessuno lo esplicita mai proprio perché ognuno di noi quando ha il coraggio di avvicinarsi al Cuore di Gesù possa sentirsi il vero amato.
Il dono più grande che oggi possiamo ricevere è proprio questa confidenza con Gesù, la libertà di poter chiedere ciò che più ci sta a cuore, senza paura di venire giudicati; e lì, vicini al suo petto, intuire che davvero il Signore ama e desidera oggi salvare me, come ama e salva ognuno dei miei fratelli, ognuno in una maniera diversa. A qualche passo di distanza invece, nelle prove e distrazioni della vita quotidiana, è difficile accettare che Dio ama proprio tutti.
Continueremo a non capire tutto ciò che il Signore ci dice, eppure con i fratelli possiamo condividere che quella grazia di Dio di cui facciamo esperienza, andando talvolta a tentoni, ci basta a riempire almeno un libro sulla nostra vita, sui doni che ci ha fatto, sui luoghi e sulle parole in cui l’abbiamo incontrato.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa mi impedisce di credere che il Signore vuole la salvezza per me?
Cosa vorrei sussurrare a Gesù, se fosse vicino a me?
Cosa potrei raccontare oggi, di ciò che Gesù ha fatto per me?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
27
Maggio
2023
Entrare in confidenza
commento di Gv 21,20-25, a cura di Pietre Vive (Roma)