René Magritte, La force des choses (1958) -
Per chi ignora l’appetito il primo morso della fame è al contempo una sofferenza e un’illuminazione.
Muriel Barbery
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 6,52-59)
In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.
Mi lascio ispirare
Ormai per noi è qualcosa di scontato, ma se ci pensiamo bene è singolare paragonare il corpo di Gesù al pane.
Il pane è un alimento fondamentale per i popoli mediterranei ed è qualcosa che viene mangiato interamente, non ha ossa o piume da scartare; si capisce quindi perché si usi questa metafora. Eppure l’immagine del pane non basta a descrivere Gesù, che viene definito il pane… dal cielo.
In effetti il pane nella sua centralità nella nostra vita ha un limite: dopo qualche ora che hai mangiato ti torna la fame e devi trovare altro pane da mangiare. Parlare di pane che viene dal cielo vuol dire parlare di quel cibo che una volta mangiato toglie la fame una volta per tutte.
Siamo di fronte a una scelta, quindi. Accontentarci del solo pane, cioè accontentarci di rispondere a quelle voglie che lì per lì sembrano essere la risposta al desiderio profondo della mia vita (risposte false come la carriera, il potere, il denaro, il consenso degli altri…) oppure guardare verso il Signore, che è ciò che nel profondo il mio cuore sta cercando. Essere accolti da lui, essere amati da lui placa quella nostalgia di infinito che porto dentro di me e che a volte provo a riempire con risposte facili e sempre precarie.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale luogo della tua vita ti accorgi di accontentarti di normale pane?
Quando hai avuto la sensazione di nutrirti di un pane del cielo, che non fa tornare la fame?
Quale fame affidi oggi al Signore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
28
Aprile
2023
Nostalgia di infinito
commento di Gv 6,52-59, a cura di Leonardo Vezzani SJ