Ph. Melania Condò -
Le bandiere qui fuori mi hanno fatto ricordare quel desiderio di trovare con olandesi, francesi, polacche, tedesche e ungheresi una parola comune. In ungherese ho imparato una sola parola, “pane”. È la parola principale, che vuol dire fame, ma che indica anche la sacralità.
Liliana Segre al Parlamento europeo, 29 gennaio 2020
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 6,1-15)
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.
Mi lascio ispirare
Il cuore di Gesù è, continuamente, popolato da grandi folle. Quelle che lo seguono, e quelle che non lo seguono, ma che, profondamente, desiderano incontrarlo. Per il Signore non esistono graduatorie: solo persone da amare. Così siamo visti, così siamo chiamati. Tutti, ciascuno. Ecco perché, anche quando, salito sul monte, siede con i suoi discepoli, Gesù compie il gesto primo dell’amore: alzare lo sguardo. E vedere, accorgersi, creare dentro di sé uno spazio apposito per accogliere la fame di altri.
Eppure il dato è di una concretezza disarmante: tante persone, tanta fame. Dove trovare cibo in quantità tale da sfamarle? L’amore travolge il dato concreto, lo attraversa, e lo trasforma. Cinque pani e due pesci: cos’è questo per tanta gente? Per me è poco, quasi nulla. Anche per te. Per Gesù, la quantità è una misura inadeguata: il nostro poco, nelle mani di chi si sa figlio, può diventare tanto. Tanto per tanta gente? No. Tanto per ciascuno.
Il nostro poco non può diventare tanto per tutti, ma tanto per ciascuno: e in che modo? Dopo aver reso grazie. È la gratitudine che moltiplica, allarga, espande. Che fa vivere e riaccende il desiderio di spezzarsi. Dividere è accrescere. A far la differenza è la gratitudine intima di Gesù, tutta donata a quel Dio che instancabilmente benedice il nostro offrire tutto. Tutto il poco che abbiamo, che possiamo.
Solo nel nome di una vita che sa farsi quotidianità coraggiosamente grata possiamo riscoprirci sazi. E solo il pane, quanto di più essenziale posso trafficare, può non solo bastare, ma, sempre, avanzare. C’è un di più che sfugge ai calcoli, perché il dono si sottrae alle leggi contabili.
Ed ecco, di nuovo, ancora, Gesù che compie fino in fondo l’amore, con la preghiera al Padre, al quale offre tutto il nostro benedetto poco: si ritira di nuovo sul monte, lui da solo. Di gratitudine in gratitudine.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale fame, intorno a me, chiede l’attenzione del mio sguardo?
In quale occasione ho fatto esperienza di come il mio poco possa diventare tanto per tanti, per ciascuno?
Cosa attiva, oggi, il desiderio di comunicare gratitudine nella mia relazione con Dio?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
21
Aprile
2023
Tanto per ciascuno
commento di Gv 6,1-15, a cura di Melania Condò