Sr. Eleanor Correa Llanes ICM (2005) -
Non aggrapparti a qualcuno che se ne va, altrimenti non sarà possibile incontrare chi sta per arrivare.
Carl Gustav Jung
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 20,11-18)
In quel tempo, Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.
Mi lascio ispirare
Una relazione, una relazione vitale, profonda. Una donna che non riesce a muoversi da dove pensa che sia l’amato. È Maria Maddalena che si alza quando ancora è buio a cercare l’amato del suo cuore, attraverso la città, passa tutte le guardie, lo cerca e non lo trova, torna indietro e ritorna avanti tutta angustiata e piange. È tutto un cammino di ricerca. E finalmente c’è l’incontro, che avviene il mattino di Pasqua e avviene in ciascuno di noi che siamo chiamati a fare la stessa esperienza di Maria.
A lei interessa dove sta il suo Signore, perché lì sta di casa anche lei: abituarsi a vedere la sua presenza che non riconosci, fuori dal sepolcro, fuori dal lutto, fuori dalla morte… non lo trovi più nella morte, ma nell’amore che sa dare la vita. Gesù la chiama per nome. Prima si parlava sempre di Maria. Ora non si dice “Maria”, ma “Mariam”, in aramaico, che è il nome familiare con il quale Gesù la chiamava. Per Mariam incontrare il Signore Risorto è sentire Lui che dice il suo nome, addirittura nella sua lingua, nel suo dialetto.
Questo incontro per Maria segna il passaggio dalla morte alla vita, dal pianto alla gioia e ha come centro il nome: è chiamata per nome. Il riconoscimento è proprio una chiamata personale per nome. E il finale è questa chiamata, che diventa missione: tu realizzi il tuo nome andando verso gli altri.
Cosa vuol dire chiamare uno per nome? Noi abbiamo tutti un nome, il nome è la persona in relazione con l’altro: il nostro nome è l’altro a dirlo. Chiamare per nome vuol dire qualcosa di molto forte: “io sono qui per te, come tu sei qui per me”.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali occasioni cerco per approfondire la mia relazione con il Signore?
In quali “luoghi” ho vissuto la presenza del Signore?
In quali situazioni la relazione con Lui ha trasformato la mia vita?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
11
Aprile
2023
Io qui per Lui, Lui qui per me
commento di Gv 20,11-18, a cura di Enrica Bonino s.a.