-
L’utopia non è il traguardo ma il punto di partenza. Si immagina e si vuole realizzare un luogo che non c’è ancora.
Erri De Luca
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 5,20-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: Stupido, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: Pazzo, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».
Mi lascio ispirare
Se il mondo funzionasse esattamente come quello che Gesù descrive metaforicamente ai suoi discepoli, mostrando leggi e punizioni per sottolineare i nuovi (altissimi) standard dell’amore, questo mondo sarebbe in effetti la realizzazione della migliore utopia mai concepita dagli esseri umani. Un mondo in cui gli uomini si amano e rispettano così tanto che anche solo adirarsi è uno scandalo, e chiamare il fratello “stupido”, un reato.
Ma come può il Signore pretendere un’utopia da noi, letteralmente un non-luogo mai esistito? Forse, semplicemente, Gesù ci vuole dare l’opportunità di vedere dentro il suo cuore: ci fa vedere un luogo che ancora non c’è, ma che lui ha coltivato dentro di sé, dalla cui fonte attinge per modellare le sue azioni e i suoi pensieri. Forse, un luogo in cui sente la voce del Padre e il suo amore, un giudice così perfetto da far in modo che sotto il suo mandato gli unici crimini consistono nell’adirarsi o insultare qualcuno, e sono presi seriamente.
È la sua vita stessa a fare da ponte tra quell’utopia e la nostra realtà. Le sue parole ce lo hanno descritto, le sue azioni ci hanno mostrato la strada, il suo sacrificio ci ha fatto capire che è possibile arrivarci, e che lui è sempre disposto ad accompagnarci. La sua resurrezione, infine, ci ha dimostrato che ne valeva, e ne varrà sempre, la pena.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Qual è il mondo migliore che riesco a immaginare? Come si comportano le persone lì?
Cosa potrei fare domani, per avvicinarmi di un millimetro a quel mondo utopico?
Come percepisco l’aiuto del Signore quando cerco di migliorare seguendo il suo esempio?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
3
Marzo
2023
Un’utopia
commento di Mt 5,20-26, a cura di Gloria Ruvolo