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A nessuno piace morire, sceriffo, ma chi ha paura muore un po’ tante volte, mentre chi non ha paura muore una volta sola.
Duccio Tessari, Fernando Di Leo, Il ritorno di Ringo
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 4,35-41)
In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
Mi lascio ispirare
Oggi troviamo i discepoli in una situazione di pericolo. Una tempesta si solleva e la barca rischia di affondare. Sappiamo che il lago di Tiberiade è un luogo in cui il tempo può peggiorare velocemente, ma non si è mai pronti per davvero ad affrontare una situazione in cui la vita è messa a rischio. I discepoli hanno paura di morire, e questa paura ci parla molto di più di quello che crediamo: è la madre di tutte le nostre paure, sia quelle piccole che quelle grandi. Perciò il modo in cui i discepoli e Gesù reagiscono possono essere un aiuto a capire come noi viviamo le nostre paure.
Da una parte i discepoli, che possiamo immaginare impegnati a buttare fuori l’acqua dalla barca. Un lavoro che sembra non avere grande successo perché svegliano Gesù e gli fanno una domanda subdola, che sembra dare la colpa a Gesù della situazione in cui si trovano. Si fanno schiacciare dalla paura, cercano colpevoli a cose per cui un colpevole non c’è, perdono il controllo e quindi non sanno più cosa fare.
Dall’altra parte c’è Gesù che dorme. Dormire è tra le cose più pericolose che una persona possa fare: si è esposti, non si ha il controllo di se stessi, si è completamente nelle mani di chiunque passa accanto a noi. Insomma, Gesù non ha paura della morte, al punto che di fronte ad essa lui dorme. Non si fa schiacciare, non lascia che la paura decida al posto suo. Non è molto diverso da quello che succederà quando si consegnerà a coloro che lo crocifiggeranno: anche lì affronta la morte perché non ha paura della morte. Non si lascia influenzare dalla paura, per lui l’unico criterio delle sue scelte è l’amore per i fratelli.
Infine troviamo i discepoli sorpresi dal fatto che Gesù abbia poteri “soprannaturali”. Davvero ancora non hanno capito niente: invece di essere stupiti dal fatto che Gesù è libero dalle paure, gli invidiano un potere. Ma d’altronde la ricerca del potere che cos’è se non un tentativo – perdente già in partenza – di vincere la morte? Solo la croce e la resurrezione possono vincere la morte e Gesù ce lo mostrerà.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale tempesta ti senti chiamato ad affrontare?
Quale paura affidi oggi a Gesù?
Cosa ti aiuta a vincere le tue paure?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
28
Gennaio
2023
L’unico criterio
commento di Mc 4,35-41, a cura di Leonardo Vezzani SJ