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Imparare è come remare controcorrente: se smetti, torni indietro.
Proverbio cinese
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 3,1-6)
In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
Mi lascio ispirare
Ci sono momenti in cui dobbiamo imparare molte cose da capo: un inserimento in una nuova scuola, un trasloco, un cambio di lavoro, o, in modo più radicale, il matrimonio, la nascita di un figlio, l’ingresso in noviziato… Tali momenti speciali, pietre miliari nel cammino della nostra vita, Gesù li vive ogni giorno, si lascia interrogare da ogni persona che incontra: Gesù fa propria la sofferenza di un uomo che non può lavorare, che si sente diverso dagli altri, e proprio a partire da questa sofferenza si chiede che cosa significhi il comandamento del riposo sabbatico.
“Ci sono sei giorni in cui lavorare, il sabato appartiene a Dio”. Chi studiava la Torah, l’Istruzione di Dio, si era interrogato su che cosa significasse lavorare, e aveva diviso le azioni umane tra quello che era lavoro e quello che lavoro non era. Soccorrere una persona in pericolo di morte non era lavoro.
Ma Gesù sa di essere di fronte a una persona che non è in pericolo di vita. Sa che, secondo la legge, dovrebbe aspettare l’indomani per curarla. Sa, ma questo sapere non gli basta: riconosce che lasciare l’uomo così, non fare il bene oggi, significa fare il male, e non soccorrere quella vita è ucciderla.
Dopo aver messo l’uomo dalla mano inaridita al centro di tutti, agisce. Si attira così l’odio di quanti non sono disposti a cambiare il proprio sapere per una persona che semplicemente si trova lì, nella sinagoga. La rigidità uccide. Lasciarsi ferire, mettere in discussione e cambiare, salva una vita, ma non la propria. Alla fine, queste sono le alternative. A noi la scelta.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quali ambiti sei più rigido, più fermo sulle tue ragioni?
Che cosa intenerisce il tuo cuore?
Che cosa significa, per te, reimparare?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
18
Gennaio
2023
Reimparare
commento di Mc 3,1-6, a cura di Stefano Corticelli SJ