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«Sapeva quello che faceva quando mi ha lasciato il Deluminatore, no? Lui...» [...] «Be’, si vede che lo sapeva, che vi avrei piantati in asso».
«No» lo corresse Harry. «Si vede che sapeva che saresti voluto tornare».
J.K. Rowling, Harry Potter e i doni della morte
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 2,13-17)
In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Mi lascio ispirare
Quante volte siamo impegnati nei nostri doveri tanto da non renderci conto di una folla che segue il bene e ci indica dove cercare?
L’amore di Dio non ci vuole sempre sull’attenti, prestanti; viene Lui da noi, viene a chiamarci, ci invita a seguirlo e ci riconduce a casa nostra, al centro della nostra vita. Mangia con noi, ci nutre da dentro: anche se non ci sentiamo degni, tanto da credere di non meritare la sua compagnia, anche se non reputiamo gli altri degni di stare in sua compagnia, Gesù insegna. Sta con me, sta con te, sta con noi.
Abbiamo tutti la stessa fame, lo stesso appetito. E Lui si dà specialmente a chi è manchevole, chi pecca, chi non pensa di essere abbastanza. E proprio come allora, quando i malati e peccatori erano considerati indegni e impuri tanto da non meritare la sua presenza, Gesù si fa maestro di bontà e si dà come cibo anche attraverso la sua Parola: è la fame di Lui, la mancanza di Lui, un vuoto d’amore a renderci degni di stare alla sua mensa, che è anche la nostra.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quali occasioni mi reputo indegno di stare alla presenza del Signore?
Da quali pensieri, parole e azioni faccio fatica a staccarmi tanto da non accorgermi del bene che mi passa davanti, nella vita di ogni giorno?
Chi sono i miei compagni di vita, coi quali il Signore mi chiama a condividere la Sua presenza nella quotidianità?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
14
Gennaio
2023
Il coraggio di seguirti per stare con te
commento di Mc 2,13-17, a cura di Giovanni Stefani