Lago di Tiberiade, ph. Verena M. -
Chiudiamo gli occhi
per vedere nuotare in un lago
infinite promesse.
Giuseppe Ungaretti
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 1,14-20)
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. Subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
Mi lascio ispirare
Gesù passa, vede, chiama. I discepoli lasciano tutto e lo seguono. Marco sintetizza in poche righe un processo che nella vita di ciascuno di noi generalmente dura anni di faticoso cammino di discernimento.
Il Signore attraversa continuamente la nostra esistenza, la quotidianità del lavoro, della famiglia, delle relazioni, tutta l’ordinarietà del mare della nostra vita. Il mare di Galilea, cioè il lago di Tiberiade, è il luogo dell’incontro in cui Gesù valica la nostra ferialità, guada il fiume in piena delle nostre caotiche giornate e si mostra come colui che può scuoterci dal tepore del sonno e della morte. Per gli ebrei – popolo certamente non di esperti naviganti – il mare è il simbolo della paura e del pericolo, ma è anche il luogo in cui Dio si manifesta, vede la povertà dell’uomo e gli propone con dolcezza una storia di salvezza, una storia d’amore.
Il lago è il luogo dei confini, sulle cui sponde Gesù propone il suo Vangelo di rinascita che si allarga al mondo intero. Su quelle sponde egli dà da mangiare il pane della vita, sé stesso, all’intera umanità; su quelle sponde chiama a sé i discepoli, chiama ciascuno di noi che faticosamente remiamo contro corrente e ci dice: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!»; su quelle sponde ci accoglie nelle nostre povertà a braccia aperte, ci domanda con semplicità «Mi ami?» e attende la nostra risposta sincera.
Chiediamo al Signore della vita di aiutarci a riconoscerlo quando passa nelle nostre notti insonni, ci vede e ci chiama; affidiamoci allo Spirito che ci dà il coraggio di lasciare le nostre povertà per guadagnare la vita piena in Cristo.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali sono i luoghi burrascosi della mia vita, in cui desidero che il Signore passi?
Quando ho sentito lo sguardo amorevole del Signore su di me?
Alla chiamata del Signore, cosa sono pronto a lasciare per seguirlo?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
9
Gennaio
2023
Attraverso il mare
commento di Mc 1,14-20, a cura di Marco Ruggiero