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Dentro di me c’è una sorgente molto profonda. E in quella sorgente c’è Dio. A volte riesco a raggiungerla, più sovente è coperta di pietra e di sabbia: allora Dio è sepolto, allora bisogna dissotterrarlo di nuovo.
Etty Hillesum
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 7,24-30)
Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui. Tutto il popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su di loro».
Mi lascio ispirare
Mi soffermo sul modo in cui Gesù parla di Giovanni: con fervore, con ammirazione, perché non si può mettere a tacere la verità. È quasi come se volesse strappare Giovanni al silenzio che gli è stato imposto dal carcere, preludio della sua morte. È una parola che prende forza, dal deserto raggiunge le folle, divampa come un incendio, se si ha il coraggio di portarla.
Gesù prosegue quello che Giovanni ha iniziato, la sua opera di conversione, partendo dalla descrizione di quest’uomo. La testimonianza di Giovanni è resa credibile dal modo in cui ha vissuto e ha dato la vita, è vera perché lui l’ha vissuta. Non era uno di quelli che si lasciavano corrompere. Dal deserto invitava alla conversione, stando in una radicale essenzialità, predicava con parole dure, che servono a scendere in profondità, a dissodare il terreno, a togliere le pietre, a fare spazio per accogliere i semi della buona notizia.
Un profeta presta la sua voce a Dio, e non solo la voce, Giovanni distoglieva l’attenzione da sé per ricondurre tutti a Cristo. Giovanni è una parola che ferisce, un aratro che rompe il guscio delle nostre convinzioni su noi stessi e su Dio perché possiamo accogliere la misericordia come dono. Non come qualcosa di dovuto, che possiamo ottenere se facciamo i bravi. Senza questo passaggio di verità su noi stessi non può esserci incontro nella libertà.
Le acque nelle quali siamo chiamati a immergerci sono morte e vita, nutrimento per la terra che siamo; da soli non possiamo far germogliare il seme della vita. Buoni o cattivi? No, c’è solo da mettersi davanti a Dio nella verità della nostra fragilità. Sarà poi Gesù a mostrarci la giustizia di questo Dio, che è misericordia.
Chiedo Signore, l’umiltà della terra, disposta continuamente a lasciarsi spezzare e poi raggiungere.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Chi per te è modello, esempio da seguire?
A quali parole difficili sulla tua vita puoi fare spazio?
Cosa ostruisce la sorgente, cosa ha bisogno di essere portato alla luce?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
15
Dicembre
2022
Tra terra e aratro
commento di Lc 7,24-30, a cura di Caterina Bruno