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Possiamo vivere nel mondo una vita meravigliosa se sappiamo lavorare e amare, lavorare per coloro che amiamo e amare ciò per cui lavoriamo.
Lev Tolstoj
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 9,35 - 10,1.6-8)
In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!». Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. E li inviò ordinando loro: «Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».
Mi lascio ispirare
Ci sono due tipi di stanchezza. Quella positiva, che a fine giornata ti rende soddisfatta/o dell’impegno e del lavoro messo in atto, e quella negativa, che non ha una direzione, che serve solo a sopravvivere un giorno alla volta. Ingabbiati in questa società della performance, la seconda è la stanchezza più diffusa, probabilmente, perché il nostro lavoro (da labor, fatica) è spesso slegato dai nostri obiettivi più profondi.
È quindi innanzitutto bello sentire la compassione di Gesù verso la nostra stanchezza, i suoi occhi comprensivi che guardano, e capiscono, il nostro vagare senza meta. Siamo sfiniti e lui lo sa. Ed è da duemila anni che recluta operai per noi, tutte quelle persone che si sono sbilanciate nella fede, che gli hanno permesso di giungere fino a noi, grazie ai quali lo ascoltiamo ancora dopo millenni.
A ognuno vengono in mente quelle persone, i genitori, il parroco, la catechista, l’amico, che hanno deciso di trasmetterci attraverso azioni e parole il tuo amore, che hanno a loro volta appreso da altri. E allora forse la grazia più utile da chiedere non è solo un gran numero di vocazioni sacerdotali (comunque preghiera fondamentale da condividere con tutta la Chiesa), ma anche la possibilità di diventare noi quegli operai ispiratori, di provare quella stanchezza positiva, significativa, di chi segue un obiettivo più grande di se stesso. Perché allora non avrà importanza la meta finale, ma quello che facciamo (e come lo facciamo) strada facendo, insieme alle persone a cui potremmo, anche noi, trasmettere la tua compassione.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Chi è quella persona che più mi ha influenzato per iniziare a cercare io stesso l’amore di Gesù?
Come vivo la mia missione da “operaio” e quanto influenza la mia giornata?
In che occasione ho provato quella stanchezza positiva per aver lavorato a qualcosa di più grande di me?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
3
Dicembre
2022
Strada facendo
commento di Mt 9,35 - 10,1.6-8, a cura di Gloria Ruvolo