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Siamo sempre più connessi, più informati, più stimolati ma esistenzialmente sempre più soli.
Tonino Cantelmi
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 18,1-8)
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Mi lascio ispirare
Chissà quale senso di ingiustizia sentiva questa donna․․․ Davanti alle ingiustizie possiamo rassegnarci, lasciare che il nostro sguardo diventi cupo, abbrutirci, lasciarci anche andare alla disperazione. Chiuderci nei confronti del mondo.
Oppure possiamo continuare a sperare e ad agire.
La costanza della donna ha instillato perfino nel giudice impetuoso un senso tenue ma chiaro di doverle rispondere.
Certamente è più facile lasciarsi andare che continuare a “stare connessi”. È più facile inveire che nutrire la nostra connessione con Dio. Ma possiamo guardare con amore a queste cose che ci muovono e sapere che loro ci stanno chiamando a questa costanza di connessione. A non tagliare mai questa linea, anche quando siamo stanchi e ci fermiamo a riprendere fiato.
Sempre con amore, sempre con comprensione, sapendo che è solo un momento di pausa per riprendere fiato. E dopo un respiro, tornare a curare i sentimenti che ci connettono e ci muovono a Dio e agli altri.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando hai provato un forte senso di ingiustizia? Quali emozioni si sono risvegliate in te?
In che occasione hai scelto di non arrenderti? Quali sentimenti ti hanno mosso a questa scelta?
Quando ti senti connesso a Dio e agli altri?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
12
Novembre
2022
Restare connessi
commento di Lc 18,1-8, a cura di Ettore Di Micco