Sunset along the California Coast - Ph. by Damian Gadal, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons
Cenerella, su in soffitta, giù in cantina,
disfa i letti, vai in cucina,
lava i piatti, il fuoco accendi,
poi lava, stira e stendi…
Comandan sempre loro e
ripeton tutte in coro
“al lavoro, al lavoro, Cenerella!”
dal film Cenerentola, La canzone dei topini
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 17,7-10)
In quel tempo, Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Mi lascio ispirare
Io non ce l’ho mai avuto, un servo. E voi? D’altra parte non sono mai stata costretta a servire chi non volevo servire, non ho mai servito per dovere e quindi mi riesce difficile comprendere cosa significhi “quanto dovevamo fare”.
L’utilità della mia persona ha una misura che non riesco a definire, salvo che utilizzi come unità la mia soddisfazione personale. Dio dei paradossi! Se non misuro il mio servizio in soddisfazione e risultati, in riconoscimenti, in cosa mai potrò definire l’utilità o l’inutilità della mia persona?
L’ordine delle cose impone di superare i dualismi utilità/inutilità, dovere/gratuità, dominanza/sottomissione. Gesù ci libera finalmente dagli antipodi su cui ci misuriamo e ci reinserisce in quella tensione che è elemento terzo della relazione.
Comprendo come non sia importante agli occhi di Dio l’essere utili, non è importante il dovere e non è importante il comando.
Agli occhi di Dio è importante l’amore che ci mettiamo nel vivere, il gusto, la presenza, l’espressione di ciò che siamo in sé per sé.
Il senso è intrinseco e non va cercato nel risultato, il senso stesso siamo noi nella profondità di ciò che siamo, liberi da imposizioni e riconoscimenti.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale relazione vivo per dovere?
Quando mi sono sentito libero dall’essere utile o inutile?
Cosa, chi servo con amore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
8
Novembre
2022
Al lavoro, al lavoro!
commento di Lc 17,7-10, a cura di Mounira Abdelhamid Serra