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Ognuno di noi è la somma di ciò che non ha calcolato.
Tom Wolfe
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 16,1-8)
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».
Mi lascio ispirare
Cosa me ne faccio delle mie insufficienze, Signore? Dell’insieme delle mie inadeguatezze? Delle mie incapacità, della sostanziale mia indegnità? Cosa posso fare, sotto al tuo sguardo, quando nulla basta e mi resta soltanto la pochezza della mia vergogna?
Dal basso della mia piccolezza, Signore, riscopro il gusto della comunità: non sono l’unico manchevole. Ognuno di questi miei fragili fratelli manca di qualcosa – eppure tu ci ami, tu ci ami tutti insieme. Perché la mia mancanza accompagnata è una mancanza colmata.
Nel tuo nome, allora, mi riscopro degno seppur imperfetto; alla luce della tua misericordia, mi scopro capace nell’incapacità, accompagnato nella piccolezza. Sostenuto e accolto, perché l’amore mi fa scaltro e nel tuo nome trovo il modo di far tornare i conti, nonostante gli ammanchi.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando ti senti indegno?
Quale ricchezza ti ha donato il Signore?
In quale occasione l’amore ha fatto tornare i conti?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
4
Novembre
2022
Far tornare i conti
commento di Lc 16,1-8, a cura di Verena M.