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La tavola è luogo di riconoscimento e ospitalità, ed esperienza di scambio.
La tavola è la strada più breve tra il cuore di due persone
In tavola non ci si alimenta solo di cibo. Ci si alimenta gli uni degli altri.
In tavola si capisce di “esistere” perché si è amati e ascoltati.
Fabrizio Caramagna
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 10,1-9)
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
Mi lascio ispirare
A tavola passiamo una grande parte del nostro tempo. Oltre a nutrirci, raccontiamo, ascoltiamo, scherziamo, ci lamentiamo, celebriamo lo stare insieme, godendo della buona cucina.
E il Vangelo passa proprio di qui. A volte ce ne dimentichiamo. Forti di una esperienza luminosa, tentiamo di convincere gli altri a leggere quel libro che ci ha cambiato la vita, o di andare in luogo dove si respira tanta pace. Ci diamo da fare perché qualcun altro faccia la nostra stessa esperienza. Si tratta di un annuncio fatto in piedi, che risponde all’urgenza del messaggio (“pregate perché il Signore mandi operai, andate, non fermatevi lungo la via”), ma esagera, scambiando l’urgenza con la rapidità.
Condividere il Vangelo richiede tempo. Tempo di andare a due a due, trovando un accordo lungo il cammino. Tempo di sedersi, di lasciarsi voler bene da chi ospita, di godere di quello che offre. Ciò che anima la sua vita, le sue preoccupazioni, i malati della sua famiglia, vengono prima del libro o del santuario a noi caro. L’onore, la generosità, la preghiera di chi ci accoglie sono una Buona Notizia, che fa da specchio all’annuncio di Gesù.
Ecco il dono della pace, del senso di unità tra quello che ascoltiamo e quello che viviamo.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando godi della bontà di chi ti è accanto?
Che cosa ti aiuta a trovare il tempo per stare insieme?
Che cosa puoi e devi lasciare?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
18
Ottobre
2022
A tavola!
commento di Lc 10,1-9, a cura di Stefano Corticelli SJ