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Mettere, per mezzo del Pensiero, l'infinito di quaggiù in contatto coll'infinito di lassù, è quello che si chiama pregare.
Victor Hugo
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 11,1-4)
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione».
Mi lascio ispirare
Il brano del Padre nostro può essere l’occasione per sperimentare la preghiera di contemplazione tipicamente ignaziana.
Una volta entrato nella preghiera, comincio a soffermarmi con attenzione sulle singole parole, o espressioni, o domande, contenute nella preghiera del Signore: cerco di riflettere sul senso delle singole parole e poi allargo alle parole vicine, per comprenderle anche nel contesto in cui vengono pronunciate.
Rimango sul frammento della preghiera ripetendolo, magari sussurrandolo, quasi come una litania, così che possa scendere nel nostro cuore, nella profondità di noi stessi.
Ad esempio, mi fermo su: “sia santificato il tuo nome”. Provo a domandarmi: cosa significa per me, in questo momento della mia vita? Eventualmente lascio che la mia memoria mi suggerisca qualche versetto della Scrittura.
Oppure, cosa chiedo quando dico: “liberaci dal male?” Quale male? Da quale male vorrei essere liberato/a? Che cos’è il “mio” male? E così per tutto il resto, senza fretta.
Non si tratta di spremere le meningi o sforzarsi di pensare: lo Spirito è sempre soave. Posso semplicemente e delicatamente ripetere molte volte una singola domanda o parola, e attendere che nasca una risonanza. All’inizio può sembrare una cosa stupida o inutile, quando ne faccio esperienza mi accorgo che riserva molte sorprese, basta perseverare.
Non è necessario passare in rassegna tutto il Padre nostro; Ignazio era solito dire che non è il molto sapere che sazia e riempie l’anima, ma il sentire e gustare intimamente. A volte, una parola sola può essere più che sufficiente.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa ho sentito durante la preghiera?
Quali pensieri sono affiorati nella mia mente?
Come è cambiata la mia percezione della giornata?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
5
Ottobre
2022
Insegnaci a pregare
commento di Lc 11,1-4, a cura di Ottavio De Bertolis SJ