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La natura non fa nulla d'inutile.
Aristotele
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 17,5-10)
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Mi lascio ispirare
Perché Gesù risponde in questo modo di fronte alla domanda degli apostoli di accrescere la loro fede? Cosa c’entra?
L’immagine del granello di senape e del gelso è chiara: possiamo facilmente comprendere che la questione non può essere posta in termini quantitativi. Non si tratta di avere più fede: ne basta una quantità infinitesima per generare una conseguenza enorme.
Il secondo racconto è meno intuitivo. Oggi suonerebbe più o meno così: se avessi un figlio o una figlia che torna a casa da scuola entusiasta perché ha preso un bel voto, avresti il coraggio di dirgli/le: “hai fatto solo il tuo dovere”? In effetti, nel passato questo tipo di risposta era frequente e il più delle volte gli adulti se la ricordano bene e non certo come qualcosa di bello! L’essere umano ha bisogno di essere valorizzato per quanto riesce a compiere. E’ in questa dinamica del porre un’azione e dell’essere autenticamente apprezzati che nel periodo dello sviluppo la persona può crescere in autostima e assertività. E’ così che viene liberata tutta la sua potenzialità d’amore.
Gesù sta provocando i suoi apostoli invitandoli a registrare la contraddizione che si genera interiormente di fronte a questo racconto. Lo possiamo verificare anche dentro di noi. Da un lato non possiamo fare a meno di riconoscere che il Dio in cui crediamo ha formalmente ragione a non mostrare gratitudine per un gesto dovuto, che è nostro dovere. Dall’altro, non possiamo non registrare un senso di rammarico e ingiustizia nel riconoscerci servi inutili. Solo dentro questa contraddizione può essere custodita quella speranza che fa dire: si è vero, ma come sarebbe bello se fosse un Dio diverso…
Tale speranza viene confermata quando nella passione è Gesù stesso che prepara un banchetto per i suoi e si mette a lavare loro i piedi. In quell’occasione smentirà clamorosamente il racconto che ha appena fatto. E in quella sconvolgente sorpresa, la fede in un Dio che si comporta così nasce spontanea, frutto di meraviglia e non conseguenza di un timore reverenziale. Ecco allora svelato il perché Gesù risponde in quel modo ai suoi apostoli: non sta dando loro una risposta intellettuale, sta preparando le condizioni perché la loro e la nostra fede possa genuinamente sgorgare dal cuore. Quando questo accade, diventiamo capaci di imprese meravigliose…
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa suscita in te pensarti come servo inutile?
Quale immagine di Dio ti arriva se ti pensi come servo inutile?
Come cambia la tua percezione se pensi a Gesù nell’ultima cena con i suoi apostoli?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
2
Ottobre
2022
Servo inutile a chi?
commento di Lc 17,5-10, a cura di Flavio Emanuele Bottaro SJ