Ph. by monicahaugland on Pixabay -
Dalla prima infanzia sino alla tomba, qualcosa in fondo al cuore di ogni essere umano si aspetta che gli venga fatto del bene e non del male. È questo, anzitutto, che è sacro in ogni essere umano.
Simone Weil
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 9,18-22)
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Mi lascio ispirare
Gesù pone una domanda che parte da lontano. Germoglia nel terreno della solitudine e viene rivolta ai discepoli: il Signore chiede cosa pensi di lui la folla. La folla: il quesito compie un passo in avanti, emerge dal silenzio e interroga circa il pensiero delle altre persone. I discepoli rispondono. Gesù incalza. Ma: la congiunzione avversativa segna il superamento di un confine; stavolta il quesito pone la propria mano sulla spalla dell’apostolo e chiede un coinvolgimento in prima persona. Pietro fa la professione di fede.
Attraversa i secoli e giunge fino a me: cosa dice oggi la gente di Gesù, chi è lui secondo e per me? Anche oggi sento circolare diverse interpretazioni circa la sua persona. Varie voci la definiscono in vario modo illuminandone o nascondendone qualche tratto. Divento consapevole, allorché resto da solo in compagnia della domanda rivolta a me, che la sua persona la vado scoprendo poco per volta, scavando all’interno della vita e del legame con lui. Passano le ore, i giorni, i mesi, gli anni, e mi rendo conto che la comprensione di Gesù racimolata nel tempo è incompleta. Chiede altri passi.
Il rifiuto, la condanna, il dolore e poi la risurrezione: in poche battute le parole dipingono il quadro di ciò che sarebbe stato di lui. La vicenda di Gesù diventa cifra della mia umanità. Anche oggi il Risorto è accanto a me, pone la domanda e mi affianca nelle morti e nelle resurrezioni, è alleato della mia umanità. La umanizza, mi rende sempre più umano. Essere umano è un compito in due, condiviso col Signore – può sedere accanto a me perché anche lui ha pagato sulla propria pelle il fatto di essere umano.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale maniera Gesù mi affianca nell’esperienza di diventare più umano/a?
Quali aspetti della mia umanità vedo crescere?
Come li consegno al contesto in cui mi trovo a vivere?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
23
Settembre
2022
Più umano, innanzitutto
commento di Lc 9,18-22, a cura di Carmine Carano SJ