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L’esempio è uno specchio lucente, universale e fatto in modo che tutte le forme vi si specchino.
Michel Eyquem de Montaigne
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 16,1-13)
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
Mi lascio ispirare
C’è chi sa cadere sempre in piedi. Riesce a trovare il modo di vivere, e bene, dopo aver perso il lavoro. Una persona così risulta fastidiosa a chi si mantiene con il sudore della propria fronte. Mette in discussione il principio che ogni traguardo va conquistato, che la felicità ha un prezzo, che l’onore sta nel fare la propria parte. Insinua l’idea che alla base del successo ci sia l’astuzia, non l’impegno. Risulta allora insopportabile alla persone oneste e viene da loro evitato.
Sorprende che Gesù indichi una persona palesemente disonesta e scaltra come esempio da seguire. Egli vede quanto c’è di positivo nella vita di qualcuno il cui comportamento è, per altri aspetti, riprovevole. L’astuzia, l’arte di trarre profitto dalle situazioni più diverse, non è appannaggio di chi cerca solo il proprio interesse. L’astuzia è una risorsa importante per i figli della luce, come lo è per i figli di questo mondo. Occorre imparare da questi ultimi, senza copiare.
L’astuzia sta proprio in questo: nel prendere il buono da tutto e da tutti, anche dai propri nemici.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Con chi ti confronti?
Da chi puoi imparare?
Come puoi essere più astuto?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
18
Settembre
2022
Trarre il buono
commento di Lc 16,1-13, a cura di Stefano Corticelli SJ