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L’uomo, monotono universo,
crede allargarsi i beni
e dalle sue mani febbrili
non escono senza fine che limiti.
Giuseppe Ungaretti
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 6,6-11)
Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo. Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita. Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.
Mi lascio ispirare
È davvero singolare il rapporto di Gesù con il sabato. Un giorno di festa per il mondo ebraico, ma vissuto talvolta come un riposo che rischia di trasformarsi in totale passività e indifferenza. Forse per coloro che pensano di non avere alcun problema, fisico o mentale, potrebbe risultare facile vivere la festa in tal modo. La faccenda si complica quando un limite fisico ti costringe inevitabilmente a misurarti con l’imperfezione. In questo caso un vincolo particolarmente antipatico poiché a non funzionare in teoria è “solo” una mano: spesso, tuttavia, sono proprio i piccoli limiti a causare i più grandi fallimenti.
Luca ci racconta che la prima azione che Gesù compie è quella di insegnare. In base alla reazione dei presenti non sembrerebbe aver avuto molto successo. Una dinamica simile a quella che si presenta ai giorni nostri: la domenica andiamo a Messa, ascoltiamo la Parola, partecipiamo più o meno consapevolmente all’Eucaristia, ma qualche volta niente cambia dentro di noi. La passività dell’assemblea risulta più sconvolgente perfino della malignità degli scribi e dei farisei. Loro almeno un obiettivo ce l’hanno…
Gesù prova fino in fondo a scaldare i cuori di quelle persone: mette al centro il problema perché tutti possano prenderne coscienza. Guarda tutti coloro che sono intorno a lui. È un’immagine fortissima…sarà stato uno sguardo di rimprovero? di delusione? di misericordia? Di sicuro lo sguardo d’amore quel giorno fu rivolto a colui che ne aveva più bisogno.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale luogo della mia vita riconosco il dolore che affligge il mio prossimo?
Quando, pur accostandomi ai sacramenti o alla Parola, mi sono sentito non partecipe?
Quale può essere il limite che oggi rischia di impedirmi di scorgere la volontà di Dio nella mia vita?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
5
Settembre
2022
Il limite che salva
commento di Lc 6,6-11, a cura di Fabrizio Barbieri