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Sai che la sofferenza d’amore non si cura
se non con la presenza della sua figura.
Musica silenziosa è l’aurora,
solitudine che ristora e che innamora.
Come un bambino stanco ora voglio riposare
e lascio la mia vita a te.
Mi manca la presenza della sua figura…
Giuni Russo (testo da Giovanni della Croce), La sua figura
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 16,13-23)
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Mi lascio ispirare
Quanti volti dipinti da mani incerte, quante istantanee sfocate, quante immagini abbozzate… chi sei, Signore, nei miei occhi? Chi dico che tu sia? L’immagine che ho di te racconta più cose di me che di te. Raccontato da me, il tuo volto somiglia più a me che a te.
E allora un tratto alla volta provo a cancellare gli scarabocchi che coprono il tuo vero volto, che offuscano la tua verità. Tutte le sovrastrutture scompaiono, tutti i pregiudizi svaniscono, tutte le costruzioni crollano. Resta uno sguardo d’amore che mi riporta a me stessa.
Guardando il tuo volto, allora, vedo me stessa esattamente come mi hai voluta, desiderata e chiamata per nome, proprio io, esattamente così come sono qui, ora. Contemplarti diventa allora la strada più breve per tornare a me stessa, per ritrovarmi, per riscoprirmi creatura attesa, creatura inviata.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale immagine del Signore mi appesantisce?
In quale occasione un pregiudizio mi ha impedito di avvicinarmi alla verità?
In quale luogo della mia vita sento di più il bisogno dello sguardo del Signore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
4
Agosto
2022
Riscoprirsi creatura attesa
commento di Mt 16,13-23, a cura di Verena M.