Ph. Martina Pampagnin -
Dovete pensare che qualcosa accade in voi, che la vita non vi ha dimenticato, che vi tiene nella sua mano; non vi lascerà cadere.
Rainer Maria Rilke, Lettere a un giovane poeta
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 15,1-8)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Mi lascio ispirare
Il tralcio è legato alla vite, riceve da questa la linfa per abitare l’esistenza. Il legame tra la prima e il secondo è una questione di vita o di morte: se il tralcio è separato dalla vite, secca e abbandona
l’esistenza. La vite è anche tramite, termine mediano che lega i tralci tra loro. Un tralcio è legato agli altri mediante la vite: appartenendo a questa scopre il destino condiviso con gli altri tralci.
Le relazioni – amori, amicizie, parentele, e la lista sarebbe lunga – che producono in me la calorosa esperienza di essere legato assomigliano ai tralci con cui condivido un’appartenenza comune. Sono legato a esse, mi scaldano, mi fanno sentire vivo, e al tempo stesso, scavando, mediante quelle relazioni, intravedo la vite: la persona di Gesù, il Cristo; in lui ritrovo i preziosi legami alla maniera di un dono.
Rimanere è il verbo che ricorre più spesso: Gesù lo ripete alla maniera di un filo di Arianna che attraversa il discorso per indicarne il terreno fertile da cui germogliano le sue parole, un fiume sotterraneo che scorre silenziosamente nelle viscere di quella gentile supplica racchiusa nel verbo: rimanere in Gesù, rimanere nella vita, rimanere nei legami calorosi.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali sono i legami che abitano la mia esistenza riscaldandola?
Cosa mi aiuta a rintracciare, nei legami che vivo, un filo rosso, un denominatore comune, un elemento che li accomuna?
Quale relazione affido oggi al Signore, perché la abiti e le porti nuova linfa?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
23
Luglio
2022
Legarsi alla vita
commento di Gv 15,1-8, a cura di Carmine Carano SJ