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Occorre accettare di seminare perché altri raccolgono altrove e più tardi.
Bernard Werber
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 13,1-9)
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».
Mi lascio ispirare
Vorremmo ogni volta che seminiamo ottenere il massimo del raccolto. Scegliamo con cura il miglior terreno e non vogliamo sprecare tempo e semi se non siamo sicuri che possiamo ottenere un buon raccolto, guardiamo al raccolto possibile e le nostre scelte sono dettate dal principio economico del guadagno.
A volte ci troviamo bloccati e non apriamo le nostre mani per spargere i semi che abbiamo, trattenuti da logiche materiali. Gesù invece è un contadino un po’ “distratto”, non sta attento a dove la semente cade. Sparge il seme e il suo seme è per tutti. Ha radunato e accolto tutti coloro che si sono avvicinati, ha donato a tutti il seme della sua parola, il suo amore, senza giudicare e senza fare calcoli sul possibile raccolto futuro.
Non decide lui a priori chi può ricevere perché potrà portare frutto, ma dona a ciascuno, invitando ognuno a trasformarsi in terreno capace di accogliere il seme, custodirlo, curarlo e farlo fruttificare. Siamo invitati a trasformarci in terreno buono per dare frutto e a essere contadini generosi che spargono il seme della Parola attorno a noi.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa mi trattiene dallo spargere con generosità il seme della Parola attorno a me?
A quale tipo di terreno credo di somigliare di più in questo momento della mia vita?
Cosa aiuta la mia trasformazione interiore per diventare terreno buono?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
20
Luglio
2022
Seminare
commento di Mt 13,1-9, a cura di Chiara Selvatici