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Dico, prego: sia grazia essere qui,
grazia anche l’implorare a mani giunte,
stare a labbra serrate, ad occhi bassi
come chi aspetta la sentenza.
Sia grazia essere qui,
nel giusto della vita,
nell’opera del mondo. Sia così.
Mario Luzi, Augurio
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 12,1-8)
In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle. Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato». Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».
Mi lascio ispirare
Gesù passa. Passa sempre nelle nostre vite. Questo passare è il verbo della Passione, della sua morte, che diventa nutrimento e vita. Possiamo immaginarci con Lui e i discepoli, in una giornata di sole, c’è un po’ di vento, mentre attraversiamo questi campi di grano. Qualcuno si riposa e si stende a guardare il cielo. Si sta insieme a raccontarsi della settimana appena passata, le fatiche e le gioie. E poi c’è la fame che ci abita, anche quella condivisa. Perché stare a morire di fame se attorno a noi c’è già tutto quello di cui abbiamo bisogno? Quelle spighe sono lì per noi ed è come se il Signore stesso ce le offrisse, anticipando l’offerta di sé dell’Eucarestia.
Il sabato, lo Shabbat, non è solo un giorno di riposo per il popolo d’Israele, dovrebbe essere un giorno per contemplare la bellezza del creato con il Creatore. Per ricordare che davvero è grazia, dono, essere qui. Si fa coincidere la fine dei tempi con un Sabato senza fine.
Ma tutta una serie di rigide norme regolamenta questo riposo: nulla deve essere distrutto o costruito, non si può acquistare nulla o fare passaggi di proprietà, persino strappare un filo d’erba, ogni atto creativo che comporti una qualche trasformazione è considerato una trasgressione. È permesso invece tutto ciò che è relazione, stare con parenti e amici, andare in sinagoga, cantare, leggere e studiare le Scritture, unirsi alla propria moglie. I discepoli trasgrediscono, letteralmente “vanno oltre”, questa Legge.
Gesù, come Davide, ci fa entrare nel Tempio, quel Tempio che è lui stesso, non perché dobbiamo offrire qualcosa ma per ricevere del sacrificio che ci fa scoprire tutti “cosa sacra”. Al cuore della Legge, se fosse compresa, c’è la gioia di poter aprire le mani e lasciare che le cose siano quello che sono, nella Misericordia poter essere semplicemente se stessi, nella comunione, poter vivere come se non si possedesse nulla, in un giorno in cui anche il tempo è sconfitto, non ci divora più. In Cristo possiamo dirci l’un l’altro che è grazia essere qui. È lui il nostro Sabato senza fine.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come passi le tue domeniche?
Cosa ti fa dire nella tua vita che è grazia essere qui?
Quale fame può diventare luogo di condivisione?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
15
Luglio
2022
Tempo di ristoro
commento di Mt 12,1-8, a cura di Caterina Bruno