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Lascio andare mio padre e mia madre
e le loro paure […].
Per ogni tipo di viaggio
meglio avere un bagaglio leggero.
Niccolò Fabi, Vince chi molla
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 8,18-22)
In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva. Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».
Mi lascio ispirare
Ci sono dei momenti in cui sentiamo veramente che Gesù ci sta chiamando a “passare all’altra riva” con lui; momenti, magari quelli in cui ci sentiamo più consolati, in cui le parole del Vangelo ci risuonano dentro e capiamo che sono rivolte proprio a noi. In quei momenti sentiamo tutta la radicalità della sua chiamata, che non usa mezzi termini o si accontenta di decisioni a metà, ma ci invita a lasciare tutto, abbandonare tutto.
È proprio lì che i nostri dubbi e le nostre paure diventano più evidenti. È facile che iniziamo a tentennare e a pensare a tutte le altre cose che ci tengono legati, al fatto che in fondo, forse, ancora non siamo pronti a rinunciare a qualcosa.
Gesù ci mette in guardia con le sue parole, non lascia che l’entusiasmo del momento ci travolga, così ci chiede di compiere un gesto all’apparenza facile ma che in realtà non è per niente scontato: abbandonarci a lui.
Spogliarci dei nostri attaccamenti, delle nostre paure, delle nostre false sicurezze ed arrivare alla nostra più vera identità, quella più profonda. Allora questa chiamata appare un po’ più chiara: non si tratta di rinunciare a qualcosa di quello che siamo ma di abbandonare tutto ciò che è lontano da quello che siamo.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Che paura dobbiamo avere allora, se questa via ci porta a prenderci sul serio veramente?
In quali ambiti e in quali momenti della mia vita mi sento chiamato? Cosa mi trattiene?
Quali sono le “rinunce” che penso di dover fare e che mi spaventano? Cosa significa per me, invece, abbandonarmi a lui?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
27
Giugno
2022
La più vera identità
commento di Mt 8,18-22, a cura di Pietre Vive (Roma)