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Se si potesse supporre che Dio può sbagliare, direi che tutto ciò è capitato a me per errore. Ma forse Dio si compiace di utilizzare le scorie, gli scarti, i rifiuti. Dopotutto, anche se il pane dell’ostia fosse ammuffito, diventerebbe ugualmente il corpo di Cristo dopo che il prete lo ha consacrato.
Simone Weil, Attesa di Dio
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 21,15-19)
In quel tempo, quando [si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi bene?”, e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
Mi lascio ispirare
Sei Risorto, sei tornato da noi come avevi promesso, hai esaudito ogni nostro desiderio e ci hai colmato di gioia. Eppure i miei occhi sfuggono il tuo sguardo, la felicità è sgualcita dal ricordo del mio tradimento: ti ho rinnegato tante volte, ti ho lasciato nel momento del bisogno e non penso di essere all’altezza di stare qui a guardare questo miracolo
E allora tu metti il dito nella piaga e mi chiedi se ti amo di quell’agape, quell’amore incondizionato che hai dimostrato verso di noi. E non posso rispondere di sì, so che il mio amore è imperfetto, è philia, un volersi bene, un’amicizia profonda ma meno forte della tua. Penso di averti deluso, ma tu mi dici di pascere i tuoi agnelli, di prendermi cura delle persone che incontro. Ma ne sarò davvero degno?
Me lo ripeti un’altra volta, e di nuovo devo risponderti che non sono in grado di amare come ami tu. Ma mi ripeti le stesse indicazioni. Alla terza volta, ecco che cambi le parole: stavolta mi chiedi se ti voglio bene, se provo philia verso di te. Mi addolora che tu ti sia dovuto abbassare ai miei limiti, ma stavolta posso risponderti di sì, lo sai che ti voglio bene. E all’improvviso è come se il gallo cantasse di nuovo: ho capito, il mio amore ti basta.
Non devo aspettare di diventare perfetto come te, o non mi metterei mai in cammino. Posso cominciare già oggi, con le mie poche forze, con i miei limiti e i miei peccati, ad amare le persone che incontro ogni giorno. Non so fare miracoli, ma posso dire a tutti che ti voglio bene. E forse, quando avrò praticato abbastanza l’arte di amare, saprò veramente farmi guidare solo dai tuoi desideri e non dai miei. E amarti più di tutto il resto.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa o chi amo più di Gesù?
In quale occasione la paura di non essere all’altezza mi ha impedito di fare del bene?
Quali sono le persone di cui posso prendermi cura ogni giorno e come le amo?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
3
Giugno
2022
Il mio amore ti basta
commento di Gv 21,15-19, a cura di Gloria Ruvolo