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Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo.
Aldo Moro
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 16,20-23)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».
Mi lascio ispirare
C’è nella vita di ciascuno di noi una promessa di gioia profonda più forte di ogni altra cosa, incondizionata e gratuita, una promessa che Dio ci ha dato il dono di cogliere sul nostro sentiero. E quando la troviamo – nelle situazioni del quotidiano, attraverso le persone che incontriamo – parla intimamente al nostro cuore; ma talvolta rischiamo di lasciare che venga sommersa dalla nostra quotidianità, dalle mille cose che ci circondano, o di cui troppe volte ci circondiamo noi stessi.
Quando però cogliamo quella gioia sembra dischiudersi per noi il significato profondo dell’esistenza e ci riscopriamo pieni di gratitudine a Dio per il dono della vita. Allora anche il dolore del parto, che metaforicamente può alludere alla morte e resurrezione di Cristo, è una transizione, un passaggio necessario attraverso la sofferenza, che è parte integrante della nostra condizione umana e che Cristo ha condiviso con noi incarnandosi. Un passaggio attraverso la sofferenza che però prelude a una promessa di gioia.
Il dolore che si muta in gioia è un rovesciamento possibile nella nostra vita, se accogliamo lo Spirito Santo, se accogliamo l’altro con lo stesso amore incondizionato che Cristo ha avuto per noi, vedendo anche nell’altro il volto di Cristo.
Anche noi durante la nostra vita passiamo più volte da condizioni di morte a condizioni di resurrezione: ognuno può rinascere a una seconda vita, una vita che non si accontenta dei canoni del mondo e delle nostre aspettative, ma che scopre di poter seguire la volontà di Dio – che mai ci è intelligibile dall’inizio, come accade agli apostoli che si interrogano smarriti su quello che succederà di lì a poco, ma che, nel solco del suo disegno d’amore, ci riserva il meglio.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale promessa di gioia serbo nel mio cuore?
Cosa mi impedisce di gustarla a pieno? Cosa invece ne valorizza il gusto?
Quando mi sono sentito rinascere a una nuova vita?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
27
Maggio
2022
Una promessa
commento di Gv 16,20-23, a cura di Pietre Vive (Roma)