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La fragilità dice la nostra esposizione, la nostra apertura, che è al contempo apertura alla vita e all’amore come al rischio e al pericolo.
Luciano Manicardi
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 10,1-10)
In quel tempo, disse Gesù: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita a l’abbiano in abbondanza».
Mi lascio ispirare
Nella vita di ciascuno di noi sono presenti dei falsi pastori, ladri e briganti, che entrano “a gamba tesa” nelle situazioni più fragili con l’intento di rubare, uccidere e distruggere. A volte lo fanno nel silenzio della notte, quando siamo più vulnerabili e, stanchi e affaticati, abbassiamo le nostre difese credendoci al sicuro nel recinto delle nostre abitudini, delle nostre ovvietà, delle nostre certezze. Altre volte siamo attaccati in pieno giorno e, impreparati e spaventati, non rispondiamo più delle nostre azioni, corriamo scompostamente fra un impegno e l’altro finché non ci accorgiamo di essere chiusi in un recinto, limitati dalle nostre paure e falsità.
Gesù ci indica, però, la via d’uscita: è lui stesso. Egli è la porta attraverso la quale passare per essere veramente liberi dalle falsità delle nostre paure. Gesù Risorto ci chiama per nome, il nostro vero nome e ci restituisce la nostra identità. Inoltre, la certezza di Gesù-porta ci assicura la possibilità di entrare e uscire, poiché il Signore non ci salva dal peccato per incatenare a sé, ma ci lascia liberi di fare le nostre scelte, liberi di guardarci dentro e con immensa tenerezza ci propone vita in abbondanza senza stancarsi di stare con noi, camminare davanti a noi, ma anche in mezzo, di rallentare il passo, di attenderci quando abbiamo dubbi e con pazienza di riproporsi come amante fedele.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Nella mia vita oggi quale recinto di falsità il Signore sta spalancando?
Quali sono i nemici che attentano alle mie debolezze?
Quale pastore sostiene oggi la mia speranza?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
9
Maggio
2022
Porta d’accesso alla libertà
commento di Gv 10,1-10, a cura di Marco Ruggiero