Photo by Valentina Locatelli on Unsplash -
Chiunque ad un certo punto della vita mette su casa. La parte difficile è costruire una casa del cuore. [...] Un posto non semplicemente dove far passare il tempo, ma dove provare gioia per il resto della vita.
Sergio Bambarén
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 6,52-59)
In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Mi lascio ispirare
Che cosa ci dà vita? Che cosa la nutre, la alimenta, la fonda e la infonde? Anche quando non la tematizziamo esplicitamente, questa domanda, come una vibrazione di fondo che ci spinge a tante scelte, piccole e grandi, è presente nella nostra vita.
Siamo oggi di fronte alla conclusione del discorso di Gesù sul Pane, dopo il gesto della condivisione dei pani sulle rive del lago di Galilea. Si tratta della sezione “eucaristica” del Vangelo di Giovanni, che negli altri evangelisti è invece contenuta nella cornice dell’ultima cena. E Gesù, incompreso, dice di sé stesso di essere Pane, Vita, Inviato del Padre.
E che cosa ci ricorda il Signore? Che noi diventiamo ciò di cui ci nutriamo. Ciò che alimenta mente, cuore, sensi, affetti diventa la nostra casa, il luogo nel quale rimaniamo. Diventa anche legame e relazioni.
L’Eucarestia è vita, perché è casa. Alcuni chiamano così il luogo in cui si rimane. È appartenenza, perché è il tempo trascorso con qualcuno che dà forma a quel che siamo. Qui Gesù non parla di magie o poteri speciali, ma dell’umanissima esperienza di divenire simili a ciò che per noi è importante, simili a ciò a cui noi diamo valore e significato. Simili a ciò cui noi scegliamo di voler bene.
Perché in fondo non si tratta di avere una vita oppure no, ma di quale vita avere.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Che cosa ti dà vita? Che passioni, interessi, gusti e affinità ti fanno sentire vivo?
In quale occasione ti è capitato di scoprire di aver assunto il punto di vista di qualche amico senza rendertene conto e poi di esserne felice?
In quale luogo, esperienza o relazione, desideri rimanere?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
6
Maggio
2022
Il luogo nel quale rimaniamo
commento di Gv 6,52-59, a cura di Diego Mattei SJ