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Alla fine, d’improvviso, vedevi il mare. Non l’aveva mai visto prima, lui. Ne era rimasto fulminato. L’aveva salvato, a voler credere a quello che diceva. Diceva: “È come un urlo gigantesco che grida e grida, e quello che grida è: ‘... la vita è una cosa immensa, lo volete capire o no? Immensa’”.
Alessandro Baricco
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 21,1-14)
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Mi lascio ispirare
La comunità di Gesù dopo la Pasqua vive lo smarrimento e l’attesa. Le immagini della passione sono vive nei loro cuori e una speranza di vita nuova, non ancora definita, cerca di prendere forma. Questa scena parla in modo provvidenziale ai nostri tempi: la gioia del Risorto combatte con tutto ciò che nei nostri cuori generano le immagini della guerra che insanguina l’Europa!
I discepoli non restano con le mani in mano, ma fanno ciò che sanno e possono. L’iniziativa personale di Pietro è seguita da uno slancio comunitario, veniamo anche noi a pescare con te! Sette discepoli, cinque nominati e due anonimi: c’è posto in questa scena anche per me, anche per te! Sali sulla barca/Chiesa e senti la fatica di tante attività senza frutto, di sforzi non ripagati… uniscili a quelle della prima comunità!
Ed ecco che irrompe la novità, una persona sulla riva, uno che è capace di abitare tra la terra ferma e il mare/male delle nostre notti insonni. Una domanda a bruciapelo, ragazzi, avete qualcosa da mangiare? Un secco no! Boato delle pance vuote che risuona perentorio nella calma placida dell’alba sul lago.
Poi il suggerimento inatteso e insensato, provate ancora, a pochi metri dalla riva gettate le vostre speranze dalla parte destra. La destra per gli ebrei indica l’arte del discernimento accompagnato dalla forza di Dio, per i discepoli è il lato da cui hanno visto zampillare sangue e acqua dal cuore aperto del loro amico e Signore. L’indicazione per noi potrebbe essere: “prova a giocare le tue speranze, associandole a quelle del cuore/sentimenti/discernimento vissuto da Gesù”, condividi il suo modo di vivere, sentire e scegliere l’amore sino alla fine!
Ed ecco che la rete si gonfia di 153 grossi pesci, sono il numero di tutte le specie di pesci conosciuti all’epoca di Gesù, ma nella gematria, che associa a ogni numero una lettera dell’alfabeto ebraico, si compone la parola ebraica tob, che significa bellezza e bontà. È come se il Signore oggi ci dicesse che per portare a terra/in salvo tutte la bellezza e la bontà intrappolata nel mare/male dobbiamo ascoltare e fare la sua Parola.
Con quelle attitudini che sgorgano dal suo Cuore di Figlio e fratello. Prendi parte anche tu alla “grigliata”! Mescola le tue attività alla benedizione di Dio e lascia che una nuova festa abbia inizio.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali preoccupazioni e paure stanno fiaccando la tua speranza?
Grida al Signore la tua fame: non ho nulla da mangiare per me e per i miei compagni, cosa devo fare?
Chiedi di portare a riva tutta la bellezza/bontà di cui sei capace! Come potresti provare a colorare dei sentimenti e attitudini di Gesù la tua giornata?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
22
Aprile
2022
Una nuova festa
commento di Gv 21,1-14, a cura di Narciso Sunda SJ