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E la gente rimase a casa
e lesse libri e ascoltò
e si riposò e fece esercizi
e fece arte e giocò
e imparò nuovi modi di essere
e si fermò
e ascoltò più in profondità
qualcuno meditava
qualcuno pregava
qualcuno ballava
qualcuno incontrò la propria ombra
e la gente cominciò a pensare in modo differente
e la gente guarì.
Kitty O’Meara, E la gente rimase a casa
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 5,1-16)
Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina?”». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.
Mi lascio ispirare
Siamo nella piscina di Betzatà, che in ebraico può significare piscina della misericordia. Questa piscina, con i cinque portici menzionati, si trova a Gerusalemme nel complesso della chiesa dedicata a sant’Anna e veniva utilizzata per lavare gli agnelli che venivano sacrificati al tempio. Da qui il nome di piscina degli agnelli.
Molti malati, nella speranza di guarire, vi si immergevano e Gesù vede tra i tanti un uomo che da trentotto anni era infermo. Gesù conosce la sua storia e sa da quanto sia malato, fermo e incapace di alzarsi, di camminare.
Per trentotto anni il popolo di Israele abitò il deserto in attesa della terra promessa. E un’intera generazione dovette morirvi prima di entrarci. La malattia di quest’uomo è la nostra malattia, la malattia dei vicini, di coloro che pur essendo in cammino si sentono fermi, paralizzati, increduli nella realizzazione della promessa.
È a noi che Gesù rivolge la domanda: “Vuoi guarire?”, domanda che è già piena di guarigione, desiderio di guarire dalla sfiducia, di sperare oltre l’insperato. Gesù compie il miracolo e chiede all’uomo di prendere la barella e di mettersi in cammino; è Sabato!
Da una parte i giudei che si indignano con l’uomo perché guarito porta la barella nel giorno del riposo, dall’altra parte Gesù che ci chiede di passare dalla morte alla vita, dal desiderio di guarigione alla vita piena!
Anche noi oggi siamo chiamati a uscire dall’idea di una terra promessa di sogni e desideri a volte mancati, a quella di una terra permessa: fertile in quanto possibile e vitale perché profumo di incontri, di quotidianità vissuta e agita. Siamo chiamati a passare dal desiderio di guarigione alla vita di figli guariti da colui che ci ha amato prima di ogni cosa.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Dove oggi mi sento malato, fermo?
Da cosa desidero guarire?
Cosa significa per me oggi passare da una promessa teorica alla quotidianità concreta della vita da figlio?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
29
Marzo
2022
Vita di figli guariti
commento di Gv 5,1-16, a cura di Maria Buiatti Luca Baccolini